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Vite vendute

Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film

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La recensione su Vite vendute

di vermeverde
10 stelle

Vite vendute (titolo originale Le salaire de la peur) è stato girato nel 1952 da Henri-Georges Clouzot ed è considerato fra i capolavori del non prolifico regista, la cui opera è generalmente considerata di alta qualità. La trama riguarda le vicende di un gruppo di emarginati, fuggiti dal proprio paese per probabili problemi con la giustizia e rifugiatesi e costretti a vivere di espedienti in una imprecisata contrada dell’America Centrale, povero ed arretrato, la cui unica fonte di ricchezza è l’estrazione del petrolio, peraltro sfruttata da una compagnia statunitense, la S.O.C. (“Southern Oil Co.”), di fatto la padrona del luogo. È proprio la S.O.C. a dare una svolta alla vicenda, offrendo un ricco premio ai guidatori di due camion che devono trasportare su strade impervie la pericolosissima nitroglicerina da usarsi per spegnere un incendio in un pozzo di petrolio a 600 kilometri di distanza. L’intreccio è perciò sviluppato in due parti, ben distinte fra loro: la prima introduce i personaggi mettendo in luce i diversi caratteri e le relazioni fra di loro e con gli abitanti del luogo, la seconda il drammatico viaggio dei camion, ricco di traversie e difficoltà.

Il film si apre con una scena, molto breve, che mostra un bambino seminudo che gioca tormentando degli insetti: è l’epigrafe che indica metaforicamente il senso della storia: le persone, come gli insetti, sono governate con indifferenza da forze (il potere economico, l’avidità) che ne determinano cinicamente la sorte disponendo delle loro vite in cambio di denaro per il loro vantaggio: non a caso l’incendio del pozzo è attribuito agli operai morti nell’incidente (tacitando le famiglie con il risarcimento) per stornare le responsabilità della S.O.C.. Questa scena mi ricorda, per analogia, quella molto simile (bambini che bruciano scorpioni) all’inizio de Il mucchio selvaggio di Peckimpah che probabilmente ne ha trovato qui lo spunto.

Nella parte iniziale Clouzot esplora con una macchina da presa molto mobile e con uno stile asciutto, senza enfasi, ma con obiettivo realismo, il misero paese e la variegata popolazione di sbandati che vi si è accasata. I personaggi intorno ai quali si svolge la vicenda sono Mario (Yves Montand), un corso, Luigi (Folco Lulli), un italiano, Bimba (Peter van Eyck), un nordeuropeo e Jo (Charles Vanel), un francese. Oltre a loro hanno rilievo la ragazza di Mario, Linda (Vera Clouzot, moglie del regista) e il rappresentante della S.O.C. Bill O’Brien (William Tubbs), antico sodale di Jo. Da notare che per accrescere il realismo, gli attori provengono dalle stesse aree geografiche dei personaggi interpretati.

Nella seconda parte è posto in evidenza come le situazioni di maggiore pericolo facciano emergere gli aspetti più veri delle loro personalità, così Mario da indolente che si accomunava, con una certa dose di ambiguità, a Luigi e a Jo, dimostra qui grinta e determinazione nel raggiungere l’obiettivo mentre invece il suo amico Jo da duro e sprezzante malavitoso retrocede a un pavido anziano attanagliato dalla paura: è in vero rovesciamento di ruoli, da dominante a sottomesso e viceversa; Luigi e Bimba rimangono invece sostanzialmente fedeli alla loro immagine: allegro e bonaccione il primo, freddo e disincantato il secondo. Nella descrizione del travagliato viaggio, il regista è straordinario nel creare tensione e suspense, confermando di essere un maestro in tale ambito, alternando a campi medi e lunghi, primi piani sia di particolari pericolosi sia di volti tesi nello sforzo e carichi di ansia e paura.

Oltre ai meriti della regia e alla bella fotografia in bianconero, grande forza del film è la ottima interpretazione di tutti gli attori, fra i quali svetta Charles Vanel, straordinario nel rendere realistica ed umana la metamorfosi di Jo. 

In conclusione, Vite vendute è un capolavoro che non sente il peso degli anni e appare tuttora coinvolgente.

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