Regia di Sergio Garrone vedi scheda film
Patinata coproduzione tra Italia, Spagna e Germania ambientata nel fantastico (pur se assurdo) e animato harem femminile di un principe arabo. Cast interessante (Daniela Poggi, Corinne Clèry), poco e male sfruttato da un regista costretto a scegliere un tono morbido e languido. Film dal taglio televisivo, quasi da telenovela, ben poco interessante.
Guadalajara (Spagna). Durante un servizio fotografico la fotomodella Laura (Daniela Poggi) cede alla richiesta di matrimonio del principe arabo (nonché ministro delle finanze) Almalarik (George Lazenby), ricco petroliere e nipote del sovrano. In breve tempo Laura è in viaggio per raggiungere la lussuosa tenuta del marito ma, appena raggiunta, scopre di essere solo una delle quattro mogli dell'uomo, destinata a vivere in un harem circondata da molte altre concubine. Almalarik si mette alla ricerca di Sarah (Corinne Clèry), una delle precedenti spose che era riuscita a sfuggirgli (perché dopo sei mesi dalle nozze, mai considerata sessualmente!) durante un viaggio a Firenze. Sarah si dimostra ben felice di essere stata ritrovata ed è disposta a fare la brava moglie, a patto che Almalarik si liberi delle altre donne. Nel frattempo Laura, assieme a un'altra sposa del principe - la "Greca" (María Kosty) - tenta inutilmente di scappare dall'harem, impedita nella fuga dal disinteresse di un ambasciatore. Quando Sarah ritorna all'harem non viene certamente vista di buon occhio dalle rivali, finendo presto per essere uccisa da una di loro. Nemmeno Almalarik avrà miglior fortuna: distrutto dal dolore vaga nel deserto, salvato dalla morte grazie al soccorso di alcuni nomadi. Al rientro finirà ingloriosamente la sua squallida (pur se ricca e agevolata) esistenza, vittima di un agguato architettato dalle mogli rimaste, intimorite da una possibile vendetta per l'uccisione di Sarah.
L'ultimo harem: Daniela Poggi e George Lazenby
Da un omonimo romanzo di Alberto Vázquez-Figueroa (anche sceneggiatore del film, assieme a Federico Aicardi, Heinz Freitag e lo stesso regista, Sergio Garrone), prende spunto questa modesta coproduzione tra Italia, Spagna e Germania diretta con lo pseudonimo di Willy S. Regan da Sergio Garrone. Girato tra Almeria e Italia (prevalentemente in Toscana, con interni al Castello di Sammezzano, comprese brevi sequenze a Firenze), il film offre una discreta ricostruzione scenografica, resa credibile dal buon lavoro del reparto costumi. Purtroppo, contrariamente alla filosofia estrema che caratterizza molte delle opere precedenti di Garrone (wip e nazi piuttosto truci e crudeli), in questa circostanza predomina un clima di frustrante censura con azzeramento del tema erotico, limitato alla presenza scenica di bellezze sensuali, pur quando vestite, tipo Daniela Poggi, Corinne Clèry e un altro paio di femmine senz'anima (e senza personalità) presenti nell'harem. Il periodo di massima libertà creativa - e di attrazione di pubblico nelle sale cinematografiche - per il cinema bis italiano, agli inizi degli anni Ottanta, è ormai passato: mentre l'hard-core spopola nella sale, il genere erotico - tipo questo - salvo rare eccezioni (Joe D'Amato) subisce una pesante "inversione di marcia", che si riflette sostanzialmente sul contenuto: il nudo, limitatissimo, quasi castigato, viene ulteriormente scansato facendo ricorso a una latente ironia forse nemmeno cercata (si pensi ai discorsi dell'ambasciatore - una macchietta da pellicola comica - quando lascia in auto le due fuggitive per poi attraversare a piedi il deserto assieme al suo autista), in previsione probabilmente di un futuro passaggio televisivo. L'ultimo harem appare oggi come un fumettone incolore, poco spettacolare, privo di stimoli (gli autori coinvolti nemmeno tentano un timido tentativo di analisi sul tema sessista, sul maschilismo, qui limitato alla società araba), girato senza alcuna originalità da un regista poco ispirato e forse meno coinvolto, che frena, a tutto danno del divertissement, sull'aspetto morboso. Tant'è che il film uscirà nelle sale con il solo divieto ai minori di 14 anni. Musiche, anch'esse sottotono, opera del solitamente (molto migliore) Stelvio Cipriani.
L'ultimo harem: scena
Curiosità
Figueroa scrisse El último harén nel 1979. Non si può escludere che il titolo scelto per il suo romanzo sia stato influenzato dall'esistenza di un film diretto nel 1967 da Marco Ferreri: L'harem. Nessuna continuità è però riscontrabile nei contenuti che, anzi, vengono esposti in maniera diametralmente opposta: nella pellicola di Ferreri l'argomento è trattato seriamente, in una prospettiva comprensibilmente "femminista".
L'ultimo harem: Corinne Clèry
Visto censura [1]
Il 7 agosto 1981, con nulla osta n. 76945, L'ultimo harem ottiene il benestare per la distribuzione nelle sale cinematografiche con divieto di visione ai minori di anni 14, dopo che la produzione ha accettato di effettuare il seguente breve taglio, corrispondente a 27 metri di pellicola: "rimozione della sequenza dell’accoppiamento tra le due donne sul letto dal momento in cui una scopre l’altra, fino alla scena della donna che lecca la mano alla compagna".
Metri di pellicola accertati: 2600 (94'50" a 24 fps).
Sinossi estratta dal verbale allegato al nulla osta
"1981, Laura, una delle più note fotomodelle di moda si innamora di un petroliere arabo e accetta di sposarlo. Giunta nella ricca residenza araba di Almalarik, suo sposo, Laura si trova all'improvviso a dividere con altre mogli e favorite, le attenzioni del marito. La ragazza si rifiuta di vivere in quel modo e tenta la fuga aiutata da una favorita, la Greca, diventata sua amica. La fuga delle due ragazze però non riesce. Le due sfuggono al tremendo castigo poiché nel frattempo Almalarik é tornato in Europa alla ricerca di un'altra delle sue mogli, la più amata, fuggita dall'harem più di due anni prima. Sarah, tale il nome della sua precedente moglie, accetta di tornare a vivere con Almalarik ad un patto: che lei sia la sola moglie e che l'harem venga disciolto. Almalarik accetta e riconduce Sarah al suo palazzo, liberando le altre mogli. Tra le mogli e le favorite ripudiate si fa strada un desiderio di vendetta nei confronti di Sarah che, durante la notte, viene misteriosamente uccisa. Almalarik, sconvolto per la perdita dell'amata, minaccia di morte le donne dell'harem. Sepolta Sarah, Almalarik vaga sotto shock per il deserto e morirebbe se non venisse salvato da alcuni nomadi. Nella semplice vita della tribù che lo ospita, Almalarik ritrova la sua pace e decide di perdonare le mogli. Al rientro però le donne gli tendono un agguato e, temendo ancora la sua vendetta, lo uccidono prima che lui possa spiegarsi."
NOTA
[1] Dal sito"Italia Taglia".
L'ultimo harem: Daniela Poggi e Mirta Miller (due delle quattro mogli del principe)
"L'uomo per natura è poligamo, come lo sono la maggioranza degli animali. Anche le donne per natura sono probabilmente molto più poliandriche di quanto si pensi. Eppure la civiltà ha scelto la monogamia proprio per difendere quella famiglia del tutto artificiale che si oppone, per ragioni morali, e quindi non naturali, allo sperpero e al caos. Insomma un poco più di prudenza nell'uso della parola natura perché può rivoltarsi contro chi la usa."
(Dacia Maraini)
F.P. 24/07/2023 - Versione visionata (integrale) in lingua italiana su Cine34 (durata: 90'30")
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