Regia di Robert Eggers vedi scheda film
Ring the bells that still can ring.
Il corpo umano è una macchina ad argine della morte. Il sotto-insieme del sistema nervoso centrale, a volte, rema contro.
...e badate bene con qual senno, con quale calma son io in grado di narrarvi questa storia.
Non è possibile dire in qual maniera l’idea mi entrasse primieramente in capo…
Murnau incontra Svankmajer (“Darkness/Light/Darkness”, “Qualcosa da/di/su Alice”) in questo edificante sudicio gioiello gotico-poesco (pieno di compassione, empatia, violenza e sana lotta di classe) di Robert Eggers, la sua opera seconda (che sancisce la nascita della ininterrotta collaborazione col direttore della fotografia Jarin Blaschke e con la montatrice Louise Ford, e, a parte “the Witch”, col sound designer Damian Volpe) dopo “Hansel and Gretel” e prima di “Brothers”, in attesa del succitato “the VVitch: a New England Folk-Tale”, di “the LightHouse”, di “the NorthMan” e… forse… a proposito dello Stoker espressionisticizzato… del “Nosferatu”, ora fruibile su Indie Wire, interpretata con una performance rimarcabile da Carrington Vilmont [che successivamente parteciperà ad un ep. di “Breaking Bad” (5x2, “Madrigale”, 2012) e ad un paio di “Vinyl”] nei panni del servo maggiordomo (mentre la fioca voce del vecchio padrone di casa è del grande caratterista Richard Easton, 1933-2019), nella quale viene messo in scena per 20’ a colori e in 4:3 (musicati con J.S.Bach suonato al violoncello da Thomas Ulrich) un falso passo uno (stop motion, frame by frame) con attori in carne ed ossa e un pupazzo-marionetta antropomorficamente iperrealista a grandezza umana naturale in scala 1:1 (creato da Chelsea Carter e manovrato da Anita Rundles, con echi animatronici dal meraviglioso “Marquis” di Topor e Xhonneux).
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In questa ennesima variazione sul tema e adattamento di “the Tell-Tal Heart” è presente un solo atto didascalico, moralmente evenemenziale, eticamente cronachistico, uno zoom in avanti sul volto dell’assassino potenziale, la cui vittima, costretta a inconsapevole (in assenza di omeostasi, data la senilità) digiuno forzato da un lustro di giorni, s’ostina a non morire, atto a rivelare ed esplicitare le umane intenzioni, mentre l’opera di macellazione (a tal riguardo è da notare - impossibile non farlo - un pacchettino come gli altri, ma per l’appunto dotato del suffisso diminutivo, contenente una rigaglia, un lacerto, un cascame che non può certo essere un cuore, quanto piuttosto un altro tipo di frattaglia muscolare, diciamo un corpo cavernoso, avvolto anch’esso, come detto, in carta oleata e spago, e anch’esso come gli altri, assieme e accanto agli altri, tumulato sotto alle assi in legno del pavimento: "Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastuni e tira fora li denti!") viene risparmiata allo spettatore, posto di fronte al fatto compiuto dopo averglielo fatto presagire con un affilar di lame coltellari.
Ring the bells that still can ring
Forget your perfect offering
There is a crack, a crack, in everything
That's how the dark gets in
(L.Cohen feat. E.A.P.)
* * * * ¼ - 8½
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