Ali (l'espressivo Adam Bessa) alla morte del padre torna alla casa di famiglia, dove restano un fratello maggiore e altre due sorelline ancora in età scolare. Nonostante annunci con sicumera il suo imminente progetto migratorio, il fratello gli affida le ragazze mentre coglie l'opportunità di un lavoro stagionale nella turistica Hammamet.
Per Ali sarà un calvario far fronte alle necessità della vita quotidiana e soprattutto evitare che anche l'umile casa venga sequestrata per i debiti lasciata dal genitore.
È impossibile trovare un lavoro regolare, per cui il giovane dovrà impelagarsi nei pericoli del contrabbando di benzina. La sordità delle istituzioni e la corruzione della polizia che deruba i poveri del poco che hanno mettono una pietra tombale sopra ogni prospettiva.
Ci si deve ancora ridurre all'estremo gesto di Mohamed Bouazizi del 2011, ma questa volta non diventando miccia di rivoluzione, ma restando circondato dalla totale indifferenza, evidente nella potente e straziante scena finale, con i passanti che nemmeno degnano di uno sguardo la pira della disperazione.
Il regista e sceneggiatore Lotfy Nathan confeziona un dramma sociale di tagliente efficacia sulle perduranti storture della società tunisina dopo un decennio dalla primavera araba e sulla frustrazione delle sue giovani generazioni per cui l'unico appiglio di speranza rimane l'emigrazione verso l'Europa. Con un approccio alla Ken Loach e anche grazie al suo bravo protagonista restituisce dignità alla lotta quotidiana contro la miseria.
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