Regia di Maryam Touzani vedi scheda film
Voto: 6,25 su 10.
75° FESTIVAL DI CANNES 2022 – UN CERTAIN REGARD
Halim è un maalem, un maestro di sartoria, esperto nell'antica rate del confezionamento di splendidi caffettani, per cui le donne di Salé vanno pazze e sono disposte a pagare cifre considerevoli per un pezzo intessuto a mano. Gestisce la boutique con la moglie Mina, compagna di una vita, mentre ad aiutarlo giunge il giovane e bellissimo apprendista Youssef. La moglie non può non cogliere gli sguardi di desiderio del marito per il ragazzo, e la sua prima reazione sono scoppi di gelosia che si traducono in sfuriate al dipendente. Tuttavia la donna è anche incurabilmente malata, e il suo atteggiamento pian piano si converte in accettazione e condivisione dei sentimenti, come se la donna, consapevole che sta per abbandonarlo per sempre, affidasse il marito alle cure del ragazzo. Da parte sua Halim sembra darsi per la prima volta la possibilità di vivere la sua sessualità, finora sempre repressa, ma non c'è dubbio che l'uomo ha sempre ammirato e sinceramente amato la moglie, che considera da sempre la sua roccia, la sua alleata in tutte le difficoltà dell'esistenza, e non ha certo intenzione di abbandonarla adesso che lei deve affrontare la prova più dolorosa.
La regista Maryam Touzani firma una pellicola tenera e delicata, entrando con sensibilità in punta di piedi nell'intimità della coppia per mostrare la dolcezza con cui Halim si prende cura della moglie nel suo ultimo tratto di esistenza in comune. Ho trovato interessante la scelta narrativa di non far risolvere l'emergere dell'omosessualità del marito in una frattura dell'unità familiare o in una negazione del rapporto matrimoniale come ipocrita finzione, ma piuttosto nella creazione di un nuovo equilibrio, purtroppo temporaneo per l'aggravarsi della salute di Mina, in cui tutti e tre sembrano accordarsi a comporre una nuova inedita versione della famiglia, suggellata da un ballo insieme.
L'autrice dimostra sincero interesse a rappresentare sullo schermo l'arte tradizionale di tessitura degli caffettani e sui colori delle stoffe la curata fotografia gioca a comporre eleganti contrasti (l'arancione dei mandarini colore complementare al blu del caffettano).
La ricerca della leggerezza di tocco se da una parte è appropriata finisce però, per eccesso, per diventare il principale limite di un film fin troppo rarefatto, che a forza di voler essere sempre delicato manca un poco di sostanza. Se fosse stato un film occidentale gli avrei rimproverato anche l'assenza pressoché totale di carnalità, ma da un film marocchino già coraggioso ad affrontare il tema ammetto che non si può pretendere di osare oltre.
Voto: 6,25 su 10.
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