Regia di Dominik Moll vedi scheda film
Una ragazza di vent'anni viene uccisa nel parco di un piccolo centro alpino. A Grenoble, intanto, il capo della locale squadra della polizia giudiziaria festeggia la propria pensione e la promozione del giovane Yohan Vivès a capitano. La morte della ragazza segna l'inizio di un'indagine che è motivo di riflessione sul reato di femminicidio per Vivès e per i suoi colleghi.
"La notte del 12", diretto e sceneggiato dal regista franco/tedesco Dominik Moll, è tratto dal libro della scrittrice Pauline Guéna "18.3. Une année à la PJ" e, come il libro, si ispira a quel 20% di casi di omicidi che non vengono risolti dalla "police judiciaire". Dominik Moll mette in chiaro il concetto fin dall'inizio con un paio di righe che avvisano gli appassionati di crime story. Chi voglia un assassino, un volto e un nome è destinato ad incappare in una cocente delusione. Non c'è un omicida da consegnare alla polizia, tanto meno un processo che dispensi la giusta pena per un delitto tanto efferato. La realtà è una percentuale a due cifre.
Nonostante le premesse il film, presentato nella sezione Première dello scorso Festival di Cannes, segue, pedissequamente, lo schema del poliziesco con le indagini che si susseguono nella piccola cittadina delle Alpi francesi e nella sede investigativa di Grenoble. Yohan, Marceau e gli altri elementi della squadra interrogano gli amici, i genitori, i partner di Clara. Il congegno è ben oleato ed il ritmo piuttosto incalzante. Ben presto viene naturale dimenticarsi delle postille in calce al contratto di somministrazione. Yohan sa destreggiarsi bene tra i colleghi irruenti, i battibecchi e le frustrazioni inevitabili che lasciano una lunga scia di delusione al fallimento di ogni pista investigativa. Appare scontato che Yohan riuscirà a fare giustizia del corpo sfregiato della giovane Clara, morta per l'asfissia causata dalle fiamme avviluppanti. Tutto sembra destinato a compiersi nei modi del giallo. C'è anche il coup de théâtre girato da una telecamera incastonata in una lapide marmorea. Il cimitero mette i brividi ma ancora una volta la giustizia rimane inespressa lasciando la pelle d'oca sulle braccia. Quel venti per cento torna così alla memoria. L'avviso benevolo del regista anche. Quando ogni speranza di assicurare l'assassino risulta vana e l'intreccio appare nella sua vacuità il film si svuota del significato fin lì attribuito. Gli interrogatori e le ruvide maniere di Marceau scompaiono nel buio. Risalgono in superficie, illuminate dalla luce della ragione, scene più intime e dolorose che poco hanno a che fare con le indagini e che molto hanno a che vedere con la donna e la sua posizione nella società.
"Siete sempre voi uomini ad uccidere, e siete sempre voi uomini a dare la caccia agli assassini" commenta Stéphanie davanti al capitano Vivés". Gli uomini uccidono le donne. Ma prima di essere ammazzate dagli uomini vengono più spesso "uccise" dal pregiudizio degli uomini e delle altre donne. Se l'è cercata si sente dir spesso. E poi altri uomini a cercare colpevoli che spesso hanno brandito un'arma dicendo a loro volta "te la sei cercata", quasi ad invocare una giustificazione al loro barbaro crimine.
Restia a parlare della vita sessuale di Clara l'amica Stéphanie mormora: "Mi sembra di parlare di una puttana". Perché una ragazza di vent'anni è una puttana se va a letto con più uomini. "Voleva solo divertirsi". Già. Ma qualcuno ha pensato che non ne aveva diritto e l'ha bruciata sul rogo come una strega.
Il fallimento di un capitano di polizia mette in luce il vero scopo del progetto Moll/Guéna. Lo si capisce alla fine del film quando tutte le strade sono state battute. L'attenzione è finalmente indirizzata a comprendere il vero significato del film. Le donne non si toccano. Mai.
Coadiuvato da un brillante duo di attori (Bouillon/Lanners) protagonisti sia delle scene d'azione quanto di accorate riflessioni sulla vita "La nuit du 12" è un film necessario e pregevole finché tratta dell'argomento principale ma che poco spazio lascia al protagonista e alla sua vita. Il finale in bicicletta soddisfa solo in parte la curiosità intorno a Yohan di cui si intuiscono i rimorsi per un caso insoluto ma anche la volontà di costruirsi una vita al di fuori del lavoro e della polizia. Un diritto quello di non rimanere soffocato da un caso irrisolto.
Nell'insieme Moll dirige un buon film dopo il quale risulta necessario riflettere sui motivi che inducono gli uomini ad alzare le mani sulle donne e dopo cui è doveroso chiedersi "dov'ero la notte del 12?".
Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara
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