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Summer Scars

Regia di Simon Rieth vedi scheda film

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La recensione su Summer Scars

di alan smithee
7 stelle

scena

Summer Scars (2022): scena

ALICE NELLA CITTA' 2022 - MIGLIOR FILM

Premiato come miglior film alla prestigiosa rassegna ventennale Alice nella città, Summer scars è un'opera prima coraggiosa che non rinuncia a ostentare una carica erotica e scabrosa nel raccontare una particolarissima dipendenza simbiotica tra fratelli, legati da un sottile legame tra la vita e la morte.

Summer scars è il film opera prima del francese Simon Rieth che si aggiudica il più ambito premio, ovvero quello di miglior film, sbaragliandone altri altrettanto convincenti, ma a tematica decisamente meno scabrosa di questa.

L'opera era già stata presentata al Festival di Cannes 2022 nella sezione Semaine de la Critique, suscitando un certo interesse.

Due fratelli legati per la vita e per la morte

Nella cittadina turistica aquitana Royen, affacciata sull’oceano, i due fratellini Tony e Noé trascorrono l’estate a sfidarsi con armi giocattolo e in prove di coraggio. Tony ha un anno più del fratellino ed è solito proteggerlo, tenuto conto della ritrosia del bambino.

Ma quando,  durante questi giochi spericolati tra bambini, un incidente riduce il più grande in fin di vita, e Noé interviene disperato salvandolo con un bacio sulla bocca, da quel momento le cose non saranno mai più come prima.

Innanzi tutto quella stessa estate i genitori dei due litigano furiosamente e la madre fugge a Parigi, portando con sé i due figli.

Li ritroviamo una decina d’anni dopo, che tornano alla cittadina d’origine per celebrare il funerale al padre, morto in circostanze non chiare. Quel giorno stesso l’esuberante Tony vive una delle sue fugaci storie d’amore e di sesso con una coetanea del luogo, mentre Noé lo osserva silenzioso e in disparte.

I due fratelli ritroveranno anche la cara amichetta dei tempi dell’infanzia, che probabilmente non a caso si chiama Cassandra e che da sempre è innamorata del timido e riservato Noé.

Ma quest’ultimo non può permettersi legami d’affetto o d’amore con nessuno, perché la sua presenza è indispensabile per far sì che il fratello maggiore, afflitto da crisi che paiono attacchi di epilessia, necessita del suo intervento. In condizioni non dissimili a quelle dell’incidente dell’infanzia, Noè è il solo a poter salvare il fratello, in sospeso tra la vita e la morte tramite un rapporto di dipendenza, come da sostanze stupefacenti.

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Summer Scars (2022): scena

Un bacio sulla bocca tra due fratelli teenagers, belli ed aitanti, assume un significato che va ben oltre l’apparente erotismo racchiuso nell’insolito gesto rituale che li vede coinvolti con una cadenza sempre più frequente.

C’è qualcosa di più in quel profondo legame che ha reso il fratello più grande, originariamente dominante e decisionista, quello tra i due a dover essere aiutato e sostenuto dall’intervento salvifico del minore.

Che tuttavia si schermisce, ostenta una riservatezza che lo fa ritenere problematico, ma che in sé racchiude un disagio per una situazione che pare non dover mai giungere alla soluzione finale.

É insieme seducente e intrigante, oltre che sottilmente malsano e inevitabilmente scabroso, il film che segna l’esordio nel lungometraggio del promettente regista Simon Rieth, saggiamente e pure coraggiosamente premiato in seno alla nota manifestazione romana conosciuta come Alice nella città.

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Summer Scars (2022): scena

Lo stile di Rieth ricorda molto l’erotismo dei primi film di Francois Ozon, e a mantenere calda l’atmosfera, oltre che vivo il mistero che lega quel particolare rapporto inevitabilmente deviato tra i protagonisti, contribuiscono i due validissimi attori Raymond e Simon Burr, fratelli tra loro, con i visi che bucano lo schermo, e i corpi che evocano la perfezione della giovinezza nel suo culmine e nella sua massima rappresentazione.

Fulcro della vicenda è proprio la complessa  personalità dei due fratelli e del loro legame: il maggiore che pare quello più forte, ma che per sopravvivere ha bisogno dell’intervento “magico” del più piccolo, in apparenza remissivo sino alla passività.

La narrazione, per quanto controversa e misteriosa, appare condotta bene e pure la regia offre spunti assai convincenti per rendere palpabile quella strana dipendenza, che sembra minacciata dalla presenza della ragazzina dell’infanzia, tornata a rivendicare un ruolo che non si capacita possa esserle negato.

Rieth ha inteso rielaborare un rapporto di fratellanza che rispecchia in larga parte un’ esperienza autobiografica, sia nel raccontare il legame tra fratelli, sia nell’ambientare la vicenda nella cittadina marinara di Royan, a cui sono state legate le esperienze estive del regista insieme al fratello minore, al pari dei protagonisti del suo film.

 

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