Regia di Emmanuelle Nicot vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2022 - SEMAINE DE LA CRITIQUE: PREMIO FIPRESCI E PREMIO MIGLIORE INTERPRETAZIONE A ZELDA SAMSON
Dalva viene inviata in una casa di accoglienza per minori, dopo esser stata sottratta al padre che l'aveva in affidamento, e che la trattava come la sua compagna, peraltro ricambiata con naturalezza dalla ragazzina.
Una quattordicenne segregata in casa, ma soddisfatta ed assuefatta ad un ruolo di amante e musa tanto deprecabile per chi la scopre in quella torbida situazione emotiva, quanto naturale per la vittima. Dalva infatti, appena dodicenne, soffre dell'allontanamento da un padre-mostro di cui ella ha colto il vizio che lo muove, come un atto naturale di amore.
Dalva si sente donna, e si trova a disagio in un ambiente dove convivono coetanei che dimostrano, diversamente da lei, attitudini e comportamenti più consoni all'età che condividono.
Solo grazie ad una inaspettata e formativa amicizia con una coetanea, il cammino verso una "redenzione" consapevole si completerà assieme alla consapevolezza e alla presa di coscienza dell'efferatezza delle azioni che hanno mosso, fino a poco prima, quel terrificante genitore.
Il premiato esordio nel lungometraggio di Emmanuelle Nicot avviene con una storia insieme tremenda, che tuttavia riesce a virare miracolosamente verso soluzioni aperte alla speranza e ad un ottimismo verso il futuro che le premesse tragiche, tra pedofilia ed incesto, parevano inevitabilmente non farà altro che mortificare.
Straordinario è il personaggio centrale della ragazzina protagonista, sicura del suo amore senza remore e perfettamente conscia di quel suo ruolo familiare in realtà deviato da deprecabili vizi di un padre mostro che la regia sceglie di rappresentare come un generico figurante o poco più.
La Nicot si inerpica per sentieri tortuosi densi di insidie ma scivola via dai trabocchetti con una scrittura che vira all'essenziale e ricorda il cinema della Sciamma, privo di fronzoli e dai ritto al punto.
Certo molto della riuscita del piccolo grande film, risiede nella scelta azzeccata della protagonista Dalva, ottimamente resa da una Zelda Samson straordinaria nel rendere credibile e mai sdolcinato il suo personaggio di bimba traviata ma a suo modo pura nel rigore che la fa muovere dentro ed tre la tragedia familiare in cui è capitata per colpa di un destino beffardo e crudele, da cui tuttavia ella saprà riscattarsi.
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