Regia di Emmanuelle Nicot vedi scheda film
Dalva è una ragazzina di dodici anni. Protagonista di una violenza sessuale fatta dal padre, Dalva viene trasferita in una comunità di recupero dove, però, peggiorerà i suoi atteggiamenti già da tempo turbatamente scossi.
Esordio alla regia della sceneggiatrice belga Emmanuelle Nicot rigorosamente premiato al Festival di Cannes.
Prodotti come "L'amore secondo Dalva" hanno due scelte: risultare un vacuo tentativo di trattare tematiche difficili con l'ausilio di interpretazioni kitsch e pretenziose, parallelamente forgiate da una sceneggiatura inconsistente, oppure regalare una visione piena di crude realtà, amarezze della vita e storie di tutti i giorni che spesso vengono accantonate al grande pubblico perché scomode; "L'amore secondo Dalva" è la seconda scelta. Lo smarrimento di una dodicenne violata nello spirito e nella carne è l'espediente principale che ci porta a seguire le vicende della pellicola, che gode di una regia ben impostata ed un utilizzo serrato di campi, controcampi e carrellate laterali "a rompere". La regista fotografa con precisione gli esterni e i notturni dei luoghi disparati in cui la protagonista Dalva, interpretata da una bravissima e giovanissima Zelda Samson, alberga senza andare mai a superficializzare sui contesti in cui vive, in cui soltanto passa accanto: seppur con temi differenti, la pellicola da una parte ricorda il trattamento scolastico già ben servito dal regista belga Lukas Dhont nel racconto di formazione "Close", e dall'altra ravviva ancora di più la pressione dei disagi infantili sulla vita di una ragazzina, fenomeno già affrontato dal regista irlandese Colm Bairéd nel premiato "The Quiet Girl".
Insomma, in questo 2023 i drammi familiari con protagonisti ragazzini non solo formano gli spettatori ma sottolineano ancora di più l'enormità delle sofferenze che solo in quell'età si può patire e comprendere.
Voto: 7 1/2
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