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Aftersun

Regia di Charlotte Wells vedi scheda film

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La recensione su Aftersun

di steno79
8 stelle

Un'opera di esordio intimista, molto promettente per la scozzese Charlotte Wells, un piccolo film fatto di tutto e di niente che ha riscosso un lusinghiero successo di critica (medie pazzesche sugli aggregatori come Metacritic e Rotten tomatoes, migliore film dell'anno per le riviste Sight and sound e The Guardian) ma che resta una pellicola di nicchia, fatta per quel pubblico esigente e un po' isolato che Morandini definiva i "felici pochi". Il film è la cronaca di un viaggio in Turchia di una bambina di 11 anni, Sophie, e del suo giovane padre trentenne Calum, rivissuto da una Sophie ormai adulta che, però, nel film si vede pochissimo; dalla cronaca impressionista dei due in un resort non proprio eccezionale emerge un affetto profondo, ma anche una difficoltà di comunicazione che spinge la piccola a temere l'abbandono del padre. A quanto pare si tratta di un'opera autobiografica per la Wells, dunque fortemente personale, e secondo me il film trae partito da una prospettiva non troppo sfruttata al cinema, quella di un padre single con la bambina, che a quanto pare intrattiene rapporti pacifici con la madre della figlia, che non si vede mai, e che innesca uno struggimento molto reale nelle immagini, un'amarezza e un dolore che appartengono alla regista ma che vengono trasmessi in maniera sobria allo spettatore, senza abuso di intellettualismo. La narrazione è frammentata in tante piccole scene che non raccontano quasi mai ma suggeriscono un "mood", uno stato d'animo, con una finezza che si potrebbe definire quasi alla Wong Kar wai, anche se formalmente il film non ha la stessa ambizione e la stessa genialità del capolavoro "In the Mood for love". Senza dubbio un film di attori, poiché molta parte della sua riuscita dipende proprio dal confronto recitativo messo su dai due protagonisti, un Paul Mescal che attraverso un'occhiata o un mezzo sorriso suggerisce l'emotività dilaniata di Calum, tanto da meritare una nomination all'Oscar che potrebbe lanciarlo nell'Olimpo delle star anglofone, e una Francesca Corio che è una bella sorpresa, una bambina scozzese di origine italiana che è stata diretta con sensibilità e delicatezza e ha saputo dare un ritratto vivido e intenso della sua Sophie. Il film è giustamente piuttosto breve, poco più di 90 minuti con una struttura da diario intimo, un collage di immagini rubate alla memoria, un film che magari non è il capolavoro che vorrebbe la stampa britannica e americana ma che sa scavare in profondità, sa ammaliare con scene apparentemente banali (quanta tristezza in quella esibizione al Karaoke in cui Sophie vorrebbe trascinare anche il padre, che però non si presenta), lascia intuire un brillante futuro per la brava regista di Edimburgo.

Voto 8/10

Paul Mescal

Aftersun (2022): Paul Mescal

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