Regia di Emir Kusturica vedi scheda film
Il titolo non è casuale: di vecchi super8 e Vhs casalinghi è pieno questo finto documentario, che di fatto è una microstoria della famiglia Kusturica e di tutti coloro che suonano e vivono nella “No Smoking Orchestra”; e in filigrana, della Jugoslavia, un ex mondo al quale Kusturica non può mancare di alludere (rivediamo, in un contesto diverso, le immagini dei funerali di Tito già usate in “Underground”). Anche la musica viene da lì: il film sottolinea con ironico orgoglio che nella Jugoslavia di Tito il rock era permesso perché il regime voleva distinguersi da paesi come Bulgaria e Romania; diversi musicisti della “No Smoking” sono figli di militari e hanno cominciato a suonare nelle parate. Nati come gruppo punk alla fine degli anni ’70, oggi sono un “ensemble” di vecchi amici che mescola in modo spudorato rock, etnica, violini tzigani, marcette dell’era comunista e, se serve, il “Minuetto” di Boccherini. L’energia prevale sul talento, ma va bene così. In quanto al film, è giocato da Kusturica con eclettismo da funambolo: sembra tirato via, ma è iper-sofisticato. La versione balcanica di “Year of the Horse” di Jarmusch (su Neil Young, anch’esso in super8), ma con tanta autobiografia, tanta rabbia e tanta poesia in più.
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