Regia di Francesca Comencini vedi scheda film
Zeno, rimasto orfano, si rivolge a un amico di famiglia in cerca di lavoro. Trova invece quattro figlie da maritare e punta di volta in volta su una diversa di esse, fino a sposare Augusta.
Come rendere ancora più indigeribile uno dei massimi mattoni della storia della letteratura italiana? Pronti! Ci pensa Francesca Comencini, che riadatta per il grande schermo il pesante e verboso romanzo di Italo Svevo con una sceneggiatura scritta insieme a Francesco Bruni e con la collaborazione di Richard Nataf. Una sceneggiatura robusta di dialoghi e intrisa di psicanalisi da pizzicagnolo, ovvero tutto ciò che non funzionava nel testo originale, che come è noto Svevo scrisse in forma di diario redatto dal protagonista in funzione delle sedute con il suo analista. Ma ai tempi de La coscienza di Zeno (1923), è altrettanto pacificamente dato ormai per scontato, la psicanalisi non era ancora argomento di grande diffusione e lo stesso scrittore mostrò di possedere un'ingenuità colossale nei confronti della materia, rovinando sulle sue stesse basi. La figlia di Luigi Comencini e sorella minore di Cristina Comencini, che qui ha come scenografa l'altra sua sorella Paola Comencini e nel cast inserisce sua figlia Camille Comencini, non sembra aver fatto tesoro degli 8 decenni intercorsi fra la pubblicazione del romanzo e l'uscita della pellicola; si può salvare la confezione realizzata con indubbio mestiere (fotografia di Luca Bigazzi, montaggio di Francesca Calvelli, colonna sonora di Ludovico Einaudi), ma poco altro. Neppure gli interpreti brillano, seppure nel cast non manchi qualche nome degno di interesse: Fabrizio Rongione, Toni Bertorelli, Valerio Binasco, Chiara Mastroianni, Mimmo Calopresti, Claudia Coli, Viola Graziosi. La regista aveva atteso ben dieci anni per tornare al cinema, da Annabelle partagée del 1991, ma da questo momento in avanti la sua carriera sarà meno discontinua: il prossimo film è del 2004, Mi piace lavorare (Mobbing). 3,5/10.
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