Regia di Mark Mylod vedi scheda film
Da “la Grande Bouffe” a le Grand Bluff.
• À la carte.
- La Grande Bouffe (1973), di Marco Ferreri
- Babettes Gæstebud (1987), di Gabriel Axel
- Big Night (1996), di Stanley Tucci
- Ratatouille (2003), di Brad Bird
- Next Floor (2008), di Denis Villeneuve
- Chef (2014), di Jon Favreau
- El Hoyo (2019), di Galder Gaztelu-Urrutia
- Servant (2019-'23), di Tony Basgallop
- Kadaver (2020), di Jarand Herdal
- Boiling Point (2021), di Philip Barantini
- The Menu (2022), di Mark Mylod
- The Bear (2022), di Christopher Storer
- Spin Me Round (2022), di Jeff Baena
Mark Mylod, regista dei più o meno dimenticabili “Ali G InDaHouse”, “the Big White” e “What's Your Number?” e, soprattutto, di 2 episodi di “United States of Tara”, 6 di “Game of Thrones”, 12 di “ShameLess (US)” e del pilot di “the Affair”, qui, sotto l’egida di Adam McKay (ed è non tanto il moralismo moraleggiante quanto lo sberleffo “vorrei, ma non posso” à la “Don’t Look Up” che trasuda suppurando) e Will Ferrell, fa quel (poco tanto) che può mettendo in scena la sceneggiatura di Will Tracy, da un suo soggetto, e Seth Reiss, autori di lungo corso di un paio “Late Night”, per John Oliver l’uno e per Seth Meyers l’altro, e, pur avvalendosi di un cast di un certo rilievo (Ralph Fiennes, Anya Taylor-Joy, Nicholas Houlth, Hong Chau e John Leguizamo) e di un comparto tecnico impressionante (fotografia di Peter Deming, montaggio di Christopher Tellefsen e musiche di Colin Stetson), fallisce l’Invention/Skill Test e non si distingue nella Mistery Box, non partecipa alla Prova in Esterna e gli tocca direttamente il Grembiule Nero: solo il Pressure Test ci dirà di che pasta è fatto.
[Theo ♦ Wargo - Getty ♦ Images]
Se una roba come “Glass Onion” si “salva” grazie a una prima parte lodevolmente briosa, affossata da una seconda ch’è una disfatta totale, questo “the Menu” è così sciapo ed insipido dall’inizio alla fine da voler chiamare i NAS: e nemmeno un tentativo di solleticare un po’ il palato, le papille gustative e le ghiandole salivari con un tocco di sano cannibalismo!
Un *** molto risicato: diciamo **½ che diventa **¾ giusto per quell’ultimo sgagno.
(Ma, se pur Anya Taylor-Joy... come dire... un suo bel perché ce l’ha, quanto sarebbe stato più appagante stare a guardare Adèle Exarchopoulos mangiare?)
[Michael Loccisano - ♦ - Getty Images]
Anche se un’ora e tre quarti di nulla sono un po’ difficili da masticare, ingoiare, digerire ed espellere.
Gnam.
Slurp.
Burp.
Da “la Grande Bouffe” a le Grand Bluff.
Insomma: in 'sta cucina manca la bamba.
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