Regia di Erige Sehiri vedi scheda film
La provenienza documentarista della Sehiri traspare chiaramente nel girato, che si svolge tutto nell'arco di un giorno di lavoro durante la raccolta dei fichi nelle campagne tunisine; qui, s'interfacciano donne e uomini di varia età, coi loro problemi e le loro necessità. I dialoghi molto accurati, la fotografia solare ed i primi piani della camera a mano fanno si che si perda la nozione di tempo e di spazio quasi trasferendosi in mezzo a loro e come con loro interagendo.
Una pellicola corale questa, che ha una sua certa valenza poetica e lucidità diffusa, che persegue dando spazio a piccoli eventi, anche di stampo intimistico, che legati pian piano insieme danno un tocco etereo a quella che è una dura fatica esplodendo poi in due autentiche gemme poetiche come la scena del rientro in casa in cui ci si trucca e ci si agghinda per la sera entrante, con estrema grazia e delicatezza di di gesti, od il rientro dal lavoro che da la stura ad un canto inebriante e liberatorio in cui tutto il giorno pregresso viene azzerato ed uniformato a chiunque possa interpretarlo vivendo liberamente la propria vita in modo soddisfacente e felice. Non si chiedono grandi cose, ma la dignità quella sì, quella di una casa, di un lavoro, di un amore, di una famiglia in cui tutti si possano ritrovare.
Un film declinato al femminile questo, certamente, ma se gli uomini sono quelli che lì vediamo espressi, e quelli sono in realtà, ben venga un sano rimescolamento dei valori che possa, non dico rivoluzionare lo status quo, le primavere arabe nascono, non dimentichiamolo, proprio qui, in Tunisia, ma che possa almeno dicevo, farci riflettere sull'abisso in cui siamo sprofondati e da cui solo loro potranno trarci fuori d'impaccio, con la loro dolcezza, con la loro perseveranza ed altruismo, con il loro amore
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