Regia di Jonathan Glazer vedi scheda film
Per essere un gangster movie inglese, effettivamente l'incipit incuriosisce e quasi stupisce: Gary, scontata la pena, si gode il suo meritato riposo in una "villina" in Spagna, sulla costa del Sol, accanto alla moglie Deedee. Sole caldissimo, clima tropicale, caldo che quasi si respira: Gary sdraiato a prendere il sole, già abbronzatissimo, completamente rilassato e perso nei suoi pensieri, quasi brucia tanto è alta e soffocante la temperatura. Per fortuna che lì vicino c'è una bella piscina dall'acqua limpida e azzurrissima nella quale potersi tuffare per rinfrescarsi e rigenerarsi. Proprio quando sta per entrare in acqua ecco che un masso piuttosto grosso precipita dall'alto - la villa è tra le colline - e rotola in piscina mancandolo davvero per un soffio. Brutto segno: forse quel paradiso è destinato a finire, la pacchia, il relax assoluto, il desiderio di pace, la fuga dal passato sembrano un sogno dal quale risvegliarsi in fretta. Ed infatti poco dopo torna a farsi vivo il vecchio compagno di avventure Don Logan pronto a proporgli un ultimo grandissimo colpo, un furto di cassette di sicurezza in una super banca. Peccato che Gary non abbia alcuna intenzione di rientrare nel giro: da qui le insistenti, ridondanti, ripetitive e assillanti richieste di Don, sempre più minaccioso ed irritabile, per convincerlo a tentare il colpo. Il film avrebbe potuto esaurirsi tranquillamente nei primi quindici minuti: sarebbe stato un corto quasi grottesco, spiritoso e geniale, sopratutto se il masso avesse colpito Gary. Invece l'ironia iniziale svanisce subito e con l'entrata in scena di Ben Kingsley, (ovviamente con il pizzetto, ormai immancabile segno di malvagità) nei panni di Don, il film diventa verboso, prolisso, sopra le righe, fastidioso ed irritante proprio come il personaggio di Don. Kingsley gigioneggia oltre ogni dire e non pare per nulla convincente in un ruolo negativo, quasi grossolano, decisamente esagerato e estremo, a tratti ridicolo (vedere la sequenza dell'aereo, dove spavaldo e presuntuoso fuma una sigaretta come se nulla fosse, nonostante l'invito della hostess a smettere, perché altrimenti l'aereo non può decollare) soprattutto in confronto alla recitazione misurata e molto efficace di Ray Winstone, perfetto invece nei panni di Gary e sola vera ragione d'essere di un film che per il resto non fa altro che riciclare in maniera piuttosto dozzinale e monotona gli stereotipi del genere. Un'ora per convincere Gary a fare la rapina, dieci minuti per un'improbabile rapina sott'acqua, finale con il nostro ancora steso al sole: dura un'ora e mezza ma sembra interminabile, tanto è noioso e piatto, privo della benché minima intuizione o originalità, a parte l'incipit, con moti buchi di sceneggiatura (perché Gary, dopo che la sua adorata moglie gli/ci ha fatto il favore di sbarazzarsi di Don, decide lo stesso di fare il colpo? ad esempio); e lo stile pubblicitario e all'avanguardia del regista, con continui rimandi tra ieri e oggi, salti improvvisi, divagazioni oniriche con protagonista la bestia del titolo (sarebbe bello capirne il senso), certo non aiuta: alla fine si rimpiangono e si invocano a gran voce i pub, la birra e le notti londinesi. Nonostante la produzione di Jeremy Thomas, collaboratore abituale di Bertolucci, nonostante gli ingannevoli strilli delle locandine "Più pulp di Pulp fiction" "Più noir di Trainspotting" (che coraggio!! credono davvero che il pubblico sia formato da imbecilli, per fortuna che in questo caso non c'è stato bisogno nemmeno del passaparola, dato che il film ha retto in cartellone sì e no una settimana), un film inutile, svogliato, gridato, stanco, a tratti volgare e gratuito, (la sequenza in cui Don piscia volutamente fuori dalla tazza poteva esserci risparmiata), molto superficiale e troppo simile ad un telefilm riuscito male, comunque dimenticabile facilmente ed in fretta.
Voto: 4
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