Regia di Peter Chelsom vedi scheda film
Il titolo italiano fa tornare alla mente certe nostre commedie scollacciate degli anni ’70 e la scena in cui la sempre bellissima Nastassja Kinski suona il violoncello completamente nuda non può che confermarlo, visto che il rimando immediato è la prorompente Laura Antonelli di “Il merlo maschio” di Pasquale Festa Campanile. Lo diciamo, ben inteso, senza ironia, nutrendo gran rispetto per quelle pellicole e quei registi troppo spesso sottovalutati. Ciò premesso, la commedia dell’inglese Peter Chelsom (fiero debuttante, nel ‘92, con “Il mistero di Jo Locke, il sosia e Miss Britannia”; e, una volta a Hollywood, buon regista del sincero “Basta guardare il cielo”, con Sharon Stone), che si avvale di un più che discreto copione, scritto - tra gli altri - dal grande Buck Henry, racconta di un ancora piacente architetto, delle sue voglie mai sopite, delle innumerevoli tentazioni della vita che - improvvisamente - vengono sollecitate al limite del sopportabile dagli avvenimenti che gli ruotano attorno. I pruriti scalpitano, gli equivoci si complicano, gli attori distribuiscono glamour in generose manciate. Chelsom paga un po’ il dazio della grande produzione, dell’ingombro di star del calibro di Warren Beatty, Goldie Hawn, Diane Keaton, Andie MacDowell. Ma sono difetti che non inficiano il risultato finale. Simpatico.
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