Regia di Quentin Dupieux vedi scheda film
Il mondo è in pericolo, ma per fortuna esiste la Tabac Force, che ricicla la nicotina per trasformarla in arma contro i nemici più spietati. Dupieux incontenibile e sempre più matto al servizio di una commedia scatenata e vintage che divaga e si perde piacevolmente lungo i sentieri della follia più geniale.
CANNES 75 - FUORI CONCORSO
Uno dei film più folli ed attesi di Cannes 75, così incatalogabile da essere inserito (come avviene quasi sempre con ogni opera dell’eccentrico regista francese Quentin Dupieux) nella sezione del Fuori Concorso, è certamente lo stravagante, vintage e scientemente dispersivo Fumer fait tousser.
Una famiglia in viaggio si imbatte nell’azione difensiva di un gruppo di bizzarri supereroi in tutina blu che utilizzano il dumo della nicotina come arma per debellare i mostri che minacciano il pianeta.
Poco dopo l’azione si concentra sul gruppo che, terminata l’azione, viene convocato da parte del loro capo, un bruttissimo topo bavoso e sessuomane, a radunarsi presso un’ amena località montana per un ritiro volto ad agevolare la coesione tra i membri.
La sera, riuniti nel bosco a desinare, il gruppo trascorre il momento conviviale raccontandosi storie impressionanti vissute o note come leggende popolari. Due tra queste finiscono per divenire la vicenda trainante del film, fino a che la storia torna a concentrarsi sui supereroi, alle prese con un folle alieno intenzionato a distruggere il pianeta Terra.
Finirà malissimo: ovvero che i paladini dell’ordine mondiale riprenderanno ognuno a fumare per vincere lo stress.
Una follia dopo l’altra ha messo in condizione Quentin Dupieux di esprimersi senza filtri e senza alcun rischio di uscir fuori dal seminato ( rischio che potrebbe correre ogni suo altro collega, anche i maestri più qualificati).
Dopo i successi di Doppia pelle (pure lui a Cannes Fuori concorso nel 2019) e l’incontenibile Mandibules (al Festival di Venezia, sempre Fuori Concorso), la fantasia, e l’ annessa follia contagiosa, umorale e sadica di Dupieux, non possono più avere limiti ed il film, corto come di consueto e tutto divagazioni e parentesi narrative, corre diretto con le sue scenette sanguinolente e kitsch, fino ad un finale che è tutto fuorché un finale bensì una nuova occasione per finire in risate grasse e convinte.
Con Dupieux in forma, come appare in questi suoi ultimi lavori, ridere diventa un fenomeno liberatorio che sazia e soddisfa, libera e toglie di dosso stress e frenesie da comportamenti compulsivi di massa: gli stessi che il geniale autore deride e accentua nei tic e negli atteggiamenti incongrui dei suoi mostruosi personaggi, solo teoricamente inverosimili ed improbabili.
Stavolta poi Dupieux si circonda di un cast all star che vanta nomi del calibro di Gilles Lellouche, Anais Demoustier, la solita irresistibile Adéle Exarchopoulos, il cattivissimo ma neppur troppo Benoit Poelvoorde, lo smilzo Vincent Lacoste, l’ottima Blanche Gardin ed altri ancora, in un girotondo sanguigno e sanguinolento in cui passione per vintage ed ostentato cattivo gusto, trippe e budella all’aria, si trasformano in un refrain esilarante al servizio di un autore sarcastico incontenibile e in grado di creare in sala fenomeni di consenso degni di uno stadio.
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