Regia di Thomas M. Wright vedi scheda film
La polizia australiana sta cercando l’assassino di un tredicenne, rapito e ucciso otto anni prima nel Queensland. Il sospettato principale è Henry Teague ma non ci sono prove. Costruendo una complessa operazione sotto copertura farà in modo che Henry incontri Paul durante un viaggio in pullman e che quest’ultimo lo presenti poi, per un lavoro, al suo amico Mark Frame, affinché possa conquistare la fiducia di Henry per riuscire ad ottenere così la sua confessione.
La pellicola di Thomas M. Wright ha come tema centrale il dualismo. Seppur i due protagonisti siano personaggi così agli antipodi, almeno apparentemente si somigliano molto. O meglio, utilizzano la stessa maschera con la quale nascondono il loro vero essere.
Henry Teague ha tutti i motivi per farlo, dopotutto è un assassino con pulsioni ingestibili e Mark Frame invece è quasi costretto a celare il suo Io non solo per proteggersi dal male che lo circonda ma anche e soprattutto per non caderne inesorabilmente prigioniero.
L’onnipresenza del dualismo, del gioco degli specchi, è chiara e nitida già da prima che il film inizi, guardare la locandina per credere, e Wright lo sfrutta, spremendone le potenzialità fino all’osso, giocando con la suggestione arrivando anche a sfiorare la premonizione.
The Stranger è un film lento, pastoso. Guardandolo sembra quasi di assaggiare un bourbon invecchiato da millenni; ha un sapore corposo e intenso, a tratti ti ubriaca per l’intricata trama che lo compone. Fatti che si intrecciano a parole, intervallati da immagini di lande desolate che si alternano a vite vuote, silenziose, scure. Vite in cui non passa quasi nessuno ma in cui si vedono, ancora chiarissime, le tracce lasciate da tutti coloro che ne hanno calpestato la terra smossa che mai più tornerà al suo posto.
Un film tratto da una storia vera. Che non narra dell’evento, tragico e brutale, ma di uomini. Uomini che lottano contro sé stessi, contro le paure e i fantasmi del passato ma anche contro un presente che faticano a dominare.
Purtroppo però The Stranger è un film che funziona solo in parte. Non basta l’eccellente fotografia, non bastano le ottime prove attoriali di Joel Edgerton e Sean Harris né tantomeno questa, a dir poco straordinaria, operazione di polizia (da cui il nostro paese dovrebbe prendere ampiamente esempio) a rendere The Stranger un ottimo film; vuoi per la lentezza di alcune sequenze, spesso anche ripetute, vuoi per i troppi personaggi che si susseguono nella narrazione, la pellicola di Wright finisce per essere “solo” un buon film destinato ad essere (forse) dimenticato.
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