Regia di Hlynur Palmason vedi scheda film
Quella di Palmason è una originale e intrigante variazione sul topos del viaggio che cambia per sempre un uomo, ma stavolta non certamente in meglio.
75° FESTIVAL DI CANNES 2022 - UN CERTAIN REGARD
Alla fine del XIX secolo un prete danese con la passione per la fotografia si mette in viaggio per l'isolatissima Islanda allo scopo di immortalarne su pellicola gli abitanti e di impiantare una piccola missione cristiana, costruendovi una chiesa.
Durante la traversata in mare si fa insegnare qualche parola di islandese e una volta arrivato sull'isola dovrà imparare ad affrontare le asperità di un viaggio a dorso di mulo attraverso i suoi paesaggi selvaggi di bellezza mozzafiato ma irti di difficoltà e di pericoli, oltre che la fredda ostilità di certi autoctoni.
E' un film di lunga durata che si prende tutti i suoi tempi quello del regista Hlynur Palmason, danese-islandese come la sua opera. La prima parte sembra fin troppo lenta e quasi esasperante nella sua flemmaticità, ma a fine visione comprendiamo che costituisce una necessaria introduzione alla seconda metà, dove l'intreccio si fa più serrato e movimentato con lo stabilimento del prete in una piccolissima e remota comunità di coloni, dove perde di vista la sua missione e la sua stessa fede fallisce la prova.
Quella di Palmason è una originale e intrigante variazione sul topos del viaggio che cambia per sempre un uomo, ma stavolta non certamente in meglio, facendo piuttosto emergere una natura ambigua e addirittura feroce che la civiltà urbana danese aveva seppellito ma non sradicato.
La tensione tra le due patrie del regista, la civile Danimarca in tutto europea e l'allora sua colonia la selvaggia Islanda, è resa dalle difficoltà linguistiche e di adattamento del protagonista al nuovo ambiente e alla società rozza e sovente violenta dei coloni. Non a caso in originale il film ha un doppio titolo nelle due lingue: Vanskabte Land (danese) e Volaða Land (islandese).
Il regista dimostra grande padronanza e cura degli aspetti stilistici:l'aspect ratio quadrata del cinema degli albori rafforza l'impressione di un tuffo nel passato, così come la fotografia leggermente sgranata.
A riprese della bellezza sconvolgente e terribile della natura islandese, dove l'uomo si perde in un ambiente che non è fatto a sua misura, si accompagnano immagini brutali dove la violenza sugli animali anticipa e preconizza quella sull'essere umano (la pecora scuoiata, la gallina sgozzata, la carcassa del cavallo che con lo scorrere dei mesi si decompone in timelapse).
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