Regia di Gina Gammell, Riley Keough vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2022 - UN CERTAIN REGARD: PREMIO CAMÉRA D'OR MIGLIOR OPERA PRIMA/40 TFF- CONCORSO L'esordio in regia dell'attrice trentatreenne Riley Keough, coadiuvata per questo suo esordio da Gina Gammell, trova in due storie concatenate ambientate in una riserva di nativi americani, il passo giusto per raccontarci altrettante vicende di vita che coinvolgono due giovani.
Si tratta di due intensi coming of age, uno centrato sull'età della crescita pre-adolescenziale, l'altro tardivo da parte di colui che si è accorto troppo tardi di aver vissuto troppo in fretta il periodo più frizzante e positivo che normalmente l'esistenza umana è in grado di riservare. Le storie di due gioventù rese precoci da difficili situazioni familiari o dal tentativo di sistemare quegli errori di gioventù recentemente commessi, che richiedono livelli di responsabilizzazione che si sono avvertito come urgenti quando ormai i giochi risultavano già fatti.
Matho è un tredicenne sveglio e sin troppo smaliziato alla vita, vivendo non certo per scelta in mezzo alle anfetamine, alla marijuana, a ogni tipo di sostanza.
Infatti il padre è un noto spacciatore sempre occupato in affari, che non sta molto dietro alla precaria istruzione del ragazzino, indotto a vivere esperienze precoci e del tutto contrarie ad un coerente stile di vita ed educazione.
Ciò non impedisce che Matho si riveli anche un preadolescente sensibile e dolce, innamorato cotto di una compagna di classe carina e perbene, ma incanalato verso un sentiero funesto a causa della propria inadeguata estrazione familiare.
La storia di Mathi si inframmezza con quella parallela del ventitreenne non meno precoce chiamato Bill.
Si tratta di un ragazzo sbandato e disoccupato che ha sulle spalle già due figlie concepite con due differenti ragazze, che il giovane si sforza di arrivare a poter mantenere per non vedersi tagliato completamente da questo ruolo Paternò non scelto deliberatamente, ma nemmeno disprezzato.
Bill dovrà giostrarsi tra la tentazione irrinunciabile di un affare losco e rischioso che lo vedra rapportarsi con un americano benestante ed il sogno, nato per un caso fortuito, di poter fare soldi improvvisando un allevamento di cani di razza poodle.
Le due registe novelle girano e fondono assieme due storie di emarginazione e di tentativo di riscatto che funzionano e si lasciano apprezzare anche grazie ad uno stile di regia che pare ispirato alla rarefazione dei gesti e alla naturalezza dei movimenti, quasi in stile documentaristico, di fatto condivisibile e pertinente.
Un cinema che ricorda l'esordio indimenticato ed intenso di un'altra regista oggi quasi di culto, come è Chloe Zhao, e in successo di critica a Cannes ove il film si è aggiudicato la prestigiosa Caméra d'Or, ovvero il premio al miglior film di un regista esordiente.
Tra i produttori esecutivi del film figura pure il nostro apprezzato regista Jonas Carignano.
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