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Ritorno a Seoul

Regia di Davy Chou vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Ritorno a Seoul

di alan smithee
7 stelle

locandina

Ritorno a Seoul (2021): locandina

AL CINEMA /FESTIVAL DI CANNES 2022 - UN CERTAIN REGARD
La giovane Freddie, una venticinquenne francese ma con i tratti somatici tipicamente asiatici, arriva in Corea del Sud dopo che il suo volo per Tokyo ove originariamente era diretta, è stato cancellato.
Approfittando della sua presenza a Seoul, città di nascita ove tuttavia era stata portata via in quanto data in adozione alla coppia francese con cui ancora condivide la residenza principale, la giovane intende approfondire i dettagli della sua origine.
Per fare ciò, la ragazza innanzi tutto contatta l'agenzia presso la quale i genitori adottivi portarono a termine l'affido e si mette alla ricerca con sempre più consapevolezza e decisione.
Sul suo percorso incrocerà diverse persone, e poi dovrà accettare anche il fatto che il padre si rivelerà un personaggio sfuggente e per nulla positivo, dedito all'alcol forse proprio per dimenticare il triste passato, mentre la genitrice naturale una donna per nulla intenzionata a conoscerla per evitare di compromettersi o, magari, cercare di non farsi nuovamente assalire da sensi di colpa probabilmente mai veramente cessati.
In questo suo girovagare, Freddie dovrà soprattutto confrontarsi con una cultura che ormai inesorabilmente non è la sua, in un mondo di cui sembra far parte solo a livello esteriore e non per indole, esperienza o formazione.
Il regista cambogiano Davy Chou, di cui si era già visionato il pregevole Diamond Island, pure lui presentato al Festival di Cannes nel 2016 alla Semaine de la Critique, trae spunto da una delle molte storie vere derivanti da adozioni da parte di genitori europei indirizzate su orfani dell'est, e si concentra sulla dolorosa tematica dell'abbandono, e degli sforzi della giovane protagonista di venire a capo di un mistero che l'ha condotta ad una famiglia in cui certo ha trovato serenità e conforti sia materiali che psicologici, ma che non per questo le impedisce di trovare naturale approfondire la conoscenza di quelle sue ormai remote origini naturali.
Ne scaturisce un personaggio centrale assieme dolente ma anche determinato, che l'attrice Park Ji-min riesce a rielaborare in modo convincente, sondando le sfumature imprevedibili di un personaggio assieme pieno di debolezze, ma anche molto preso e determinato in questa sua estemporanea ricerca di un proprio passato troppo celato e in un contesto così poco familiare.
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