Regia di Lukas Dhont vedi scheda film
Questo "Close" è un film davvero ispirato e meritevole di visione, forse una delle pellicole più interessanti del 2022, vincitore di un Grand Prix al festival di Cannes e adesso distribuito ovviamente in poche sale nel nostro paese. Si tratta di un dramma adolescenziale che sconfina nella tragedia, la storia di un'amicizia intensa ed esclusiva fra due ragazzi di tredici anni, Leo e Remi, che viene rapidamente fraintesa ed etichettata quando i due giovani iniziano a frequentare una nuova scuola, tanto da spezzare il magico equilibrio che si era creato nel rapporto e portare a conseguenze gravi, soprattutto per chi un sentimento autentico sembra provarlo nei confronti dell'altro... Il film del trentenne belga Lukas Dhont non è probabilmente da etichettare come "film gay", in quanto l'omosessualità è un vissuto sotterraneo, un fantasma di cui i due personaggi non sono ancora consapevoli, ma il film è duro e per nulla conciliante nella rappresentazione dell'omofobia che scatta anche in questa piccola comunità rurale del Belgio, in una scuola che sembrerebbe una terza media o prima liceo, con le solite frasette odiose e risatine e insulti che tendono a screditare un'amicizia fra due maschi considerata troppo intima. Il film può contare su una progressione drammatica solida ed è caratterizzato da un realismo di estrema fisicità alla Dardenne, registi a cui Dhont non può non guardare anche in virtù della presenza nella parte della madre di Remi di una matura Emilie Dequenne, l'indimenticabile Rosetta del film omonimo del 1999. Il film è amaro, molto credibile nei risvolti psicologici dei diversi personaggi, con alcune scene quasi insostenibili nella parte finale, soprattutto il confronto in macchina fra Leo e la madre di Remi, decisamente lontano dalla cartolina e dalle soluzioni estetizzanti a livello visivo. Non un capolavoro perché il coming of Age è sempre a rischio di un qualche deja vu, ma la testimonianza di un talento già maturo all'opera seconda e un film di urgenza sociale tutt'altro che scontata. Molto convincente la performance del giovane Eden Dambrine, che in qualche modo regge su di sé l'intero film, efficacemente coadiuvato da Gustav De Waele nella parte più breve di Remi e, fra gli adulti, dalla citata Dequenne in un ruolo di madre che non ha saputo evitare il peggio per il figlio reso con intima partecipazione ma senza eccessive sottolineature istrioniche. Nomination all'Oscar per il miglior film straniero che forse aiuterà il film di Dhont ad essere venduto in un maggiore numero di paesi, e questo ovviamente fa piacere.
Voto 8/10
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