Regia di Lukas Dhont vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: CLOSE
Con la sua opera prima “Girl”, il regista belga Lukas Dhont si era fatto notare come ottimo prospetto della cinematografia mondiale. Il film venne premiato a Cannes con la Camera d’or come migliore film esordiente e il suo interprete come miglior attore.
In Close riprende le tematiche della difficoltà di essere adolescenti e la sensibilità di crescere mentre mette sullo sfondo come un fantasma che aleggia senza mai farsi vedere quello dell’identità di genere.
Il film, vincitore del Gran Premio Speciale all’ultimo festival di Cannes e in predicato ad entrare nella cinquina degli oscar 2023, è la storia di un’amicizia sincera, pura, quasi fraterna tra Leo e Remi.
Il regista li segue incollato con la sua cinepresa durante la loro ultima estate da “bambini” prima di iniziare la loro avventura nella Scuola Media. Sono belli come degli angeli, spensierati, naturali e spontanei nei loro gesti di abbracciarsi, guardarsi e di starsi “addosso”.
Vivono all’interno di contesti familiari sereni e gioiosi, al punto tale che oltre che sentirsi fratelli sentono quasi come propri i genitori dell’altro.
Poi inizia la scuola e il rapportarsi con gli altri ragazzi della classe. Un altro punto di vista che insinua il dubbio che quell’amicizia “Fraterna” possa nascondere qualcosa di più, qualcosa di “Diverso”.
Leo e Remi, pur non confrontandosi, vivono quella situazione con due stati d’animo diversi.
Il primo vuole far parte del gruppo, vuole essere accettato. Inizia a giocare nel “Molto fisico e virile” Hockey su ghiaccio, cercando un dolore corporeo estremo.
Il secondo si fa scivolare di dosso gli inevitabili sfottò, forte del fatto che la loro amicizia è più forte di qualsiasi presa in giro.
Purtroppo, le scelte di entrambi avranno conseguenze che segneranno per sempre le loro vite.
Lukas Dhont racconta questo primo passaggio dal mondo fanciullesco all’adolescenza in modo del tutto delicato, rispettoso.
Il film è tutto un primo piano dei loro volti, dei loro occhi e dove tutto il mondo esterno è sfumato. È una voce fuori campo.
Nonostante i loro 12 anni, il regista privilegia il loro essere ancora bambini.
Gli stessi adulti non sanno bene quale parole usare o con quale atteggiamento approcciarsi quando la vita, con tutta la sua ferocia e tutto il suo dolore, entra prepotentemente nel loro destino.
Il regista ha la fortuna di avere un cast che si mette completamente al servizio del suo punto di vista, ma soprattutto ha in Eden Dambrine un Leo incredibile. Un attore che si porta addosso tutti gli stati d’animo espressi da “Close”.
Gioia, felicità, spensieratezza, dubbio, dolore, sofferenza, rassegnazione e infine la “Speranza” con l’ultimo primo piano che farà capire il suo passaggio all’età adulta.
Voto 8,5
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