Regia di Lukas Dhont vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 75 - CONCORSO
C'erano molte aspettative a proposito dell'opera seconda del regista trentunenne belga Lukas Dhont, dopo il successo di critica, di pubblico, ed i premi (tra questi la prestigiosa Camera d'Or come miglior opera prima al Festival di Cannes 2018.
Quest'anno il giovane regista è stato uno degli ultimi nomi a rientrare a far parte della sezione principale del Concorso, ed ancora una volta il suo film ha fatto parlare di sé, suscitando molto apprezzamento e conquistandosi presso la Giuria, il prestigioso Grand Prix Speciale.
La storia è incentrata sull'amicizia inossidabile che si instaura tra due teneri tredicenni abitanti nella campagna belga, figli uno di coltivatori di fiori, e l'altro di due coniugi abitanti nei paraggi della famiglia del primo.
L'abitudine di manifestare candidamente questa loro intesa fraterna perfetta, se dal lato dei rispettivi familiari appare un modo di fare perfettamente coerente e normale, finisce per diventare motivo di scherno quando i due inizieranno a far parte di una nuova scuola presso le scuole superiori che li accolgono.
Additati come strani, se non maliziosamente derisi come fossero una coppia di fidanzati, ecco che i due iniziano, a cominciare soprattutto dal più deciso Lèo, a mettere un argine a quel sentimento sano e senza malizia che li contraddistingueva.
Finendo per far crollare un idillio di quest'ultimo nel compagno, e portando quest'ultimo, il più insicuro Rémi, a risolvere il nuovo lancinante problema con un gesto inconsulto quanto terribile.
Ne seguiranno derive esistenziali, rimorsi di coscienza devastati che non sarà semplice elaborare per il povero Léo, afflitto da sensi di colpa che lo porteranno fino all'angoscia.
Ancora una volta il cinema di Dhont si sofferma sulle problematiche della conoscenza e presa di coscienza di se stessi, e della dura battaglia che il singolo deve compiere ogni qualvolta il suo status non si assimili perfettamente alle modalità d'uso e di estetica della massa.
La forza del film, che sfiora momenti e situazioni talvolta un po' di maniera (troppe idilliache inquadrature tra paradisiaci campi di fiori, pur coerenti al contesto socio-economico in cui vivono i protagonisti), sta nella felice costruzione dei due personaggi principali, che il regista delinea nella diversità che li oppone già solo nella scelta degli hobbies (la musica per Rémy, l'Hockey per Léo che vuole tirar fuori il lato mascolino che pare sin troppo celato nel suo corpo efebico e ancor acerbo), a far da contraltare alla perfetta alchimia che li lega e li rende qualcosa in grado di raggiungere la più perfetta ed universale armonia.
Ottimi i due protagonisti, ovvero i giovani Eden Dambrine (Lèo) e Gustav de Waele (Rémi), mentre nel cast si riconoscono, ed apprezzano, la dardenniana Emilie Dequenne e l'ottima Léa Drucker.
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