Il primo film in Concorso al Festival di Cannes 75, Tchaikovskys’wife, vede tornare sulla Croisette il talentuoso regista russo Kirill Serebrennikov, già passato nella medesima sezione nel 2018 con il tanto osteggiato (in patria) Summer ed il non meno discusso (sempre in terra natia) Petrov’s Flu, della scorsa edizione.
In questa occasione, probabilmente, più del (bel) film che il regista porta in competizione, sarà la sua dichiarata posizione pacifista a porlo nuovamente in difficoltà con il regime autoritario di casa propria.
Nella Russia della seconda metà del 19° secolo, il brillante musicista Tchaikovsky incontra ad un party di una sua facoltosa mecenate, una bella donna di buona famiglia di nome Antonina Ivanovna Miljukova che con coraggio non scontato si dichiara perdutamente innamorata dell’affascinante musicista.
L’uomo, tuttavia, sottovaluta le intenzioni della donna e si nega più volte, fino a cambiare improvvisamente idea e a concordare un proprio assenso in caso la ragazza accettasse la condizione inderogabile di un rapporto di pura facciata da regolarsi attraverso un’ unione religiosa nella più rigorosa castità.
La donna accetta senza nemmeno pensarci. Ma presto il grande compositore manifesta tutta la sua inettitudine e fastidio ad un qualsiasi (anche solo accennato) approccio sessuale timidamente improvvisato dalla donna.
Un atteggiamento di ripulsa che spingerà il musicista a negarsi categoricamente fuggendo via dal nido familiare appena creato.
La donna in seguito, verrà contattata dai legali del celebre artista affinché si convinca ad accettare un divorzio motivato dalla ripetuta infedeltà del consorte, come unico espediente utile a permettere un divorzio da un legame religioso.
La donna rifiuterà in modo sempre più convinto e categorico, anche quando i dubbi sulla ormai acclarata omosessualità del consorte si renderanno palesi e confermati da ogni tipo di evidenza.
Ciò nonostante, pur umiliata e derisa, la bella ed inarrendevole Antonina rimarrà la moglie unica ed ufficiale del celebre compositore sino alla sua morte, avvenuta a causa di un’ epidemia di colera nel novembre del 1893.
La vicenda della turbolenta e scellerata relazione amorosa tra il compositore russo Tchaikovsky e la bella e determinata consorte è narrata da Serebrennikov avvalendosi di sfondi scenografici meravigliosi e visivamente opulenti, che appagano l’occhio e si dimostrano ancor più affascinanti di quelli barocchi ed avveniristici che circondavano l’eccentrico Petrov’s flu.
La maestria del talentuoso regista russo si manifesta attraverso la costruzione di vere e proprie coreografie artistiche ove l’estetica e l’erotismo hanno spesso il sopravvento per celebrare la mortificazione degli istinti amorosi di stampo eterosessuale, che vengono soppiantati e vilipesi dal trionfo del machismo, attraverso vetrine ove l’esposizione di corpi maschili armoniosi e perfetti mortifica il tentativo di seduzione che la bella donna era convinta di poter esercitare sul recalcitrante consorte.
E' il trionfo e la celebrazione della seduzione del maschio attraverso l’esposizione di quegli stessi corpi in grado di consolare la trascurata e umiliata, ma mai doma, consorte, che nel contempo si rivelano strumento di soddisfazione fisica di un marito-monumento intoccabile a cui tutto è dovuto e nulla può venir additato a colpa o responsabilità.
La
contesa impari e sproporzionata tra i due tormentati coniugi si trasforma un confronto sbilanciato al pari della sfida tra Davide e Golia, e, sotto lo sguardo ridondante ma elegantissimo del bravo regista russo, la vicenda si trasforma in una cupa ed ossessiva celebrazione di un amore impossibile ed improbabile proprio perché osteggiato da due sentimenti che più opposti ed antitetici non potrebbero dimostrarsi.
E il divario tra la figura meschina ed opportunista del musicista, che ha bisogno di un legame di facciata per far tacere sospetti e malelingue, e l’amore romantico e puro della donna, pronta a qualsiasi sacrificio che comprenda la castità pur di avere quell’uomo tutto per sé, diventa la forza e la purezza di un film dalla grande impronta estetica e dallo stile di regia accattivante ed assai convincente.
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