Regia di Tarik Saleh vedi scheda film
Quando un film spiega usi e costumi di una Nazione meglio di tante parole e tante stronzate.
Il regista, lo svedese (!) di origini egiziane Tarik Saleh, aveva qualche anno fa diretto il bel Omicidio al Cairo, a cui diedi un 7; non le mandava a dire, nel fare vedere come è oggi l’Egitto, l’ennesimo Stato che sciommiotta usi e costumi di Nazioni socialmente più evolute, o diversamente evolute, che non sia mai che qualcuno si offenda. Laggiù è dunque normale che il poliziotto si tenga i soldi del delinquente arrestato, o morto, che se non lo facesse passerebbe per fesso, dato che tutti lo fanno; la società viene rappresentata viscida e servile coi potenti e prepotente coi deboli, ed è una società che credo fatichi assai a capire il nostro sdegno per il caso Regeni, dato che la tortura e l’eliminazione di persone scomode sono prassi statale. Orbene, qua, in questo nuovo film, pure peggio. Il Presidente della “Repubblica” non può tollerare che ci siano due faraoni, in Egitto, e dunque, quando si tratta di rieleggere il nuovo capo religioso, andrà bene solo un Imam (o Sceicco) che avrà le stesse idee del Presidente. Un bel film, pieno di intrighi tipo Roma antica, spie, gente furba, gente cretina anche ad alti livelli, con una bella storia, dove si inserisce la crescita del protagonista, che era capitato al Cairo come studente di islamismo. Tutto è molto credibile, veritiero, con attori bravissimi e il regime egiziano di merdina. Darò un 7/8 a questo film, recuperabile al momento su Raiplay. In Egitto, strano, non hanno preso bene i film di Saleh e, anzi, lo stesso è stato bandito dal Paese, permalosoni. Il film partecipò a Cannes, dove vinse per la migliore sceneggiatura; rappresentò la Svezia per gli Oscar, ma non entrò in cinquina. Incassi d’essai, ottimi in Francia.
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