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La cospirazione del Cairo

Regia di Tarik Saleh vedi scheda film

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Dario1966

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La recensione su La cospirazione del Cairo

di Dario1966
7 stelle

Una storia non semplice, una spy story inconsueta per i nostri canoni, che apre una finestra sul mistero dell'Islam e su un mondo che, bello o brutto, abbiamo il dovere di conoscere meglio. Un film che lancia molti messaggi sottili, e punta a far riflettere più che a intrattenere. Diciamo un arabesco.

La Cospirazione del Cairo (in originale, il più rassicurante "Boy from Heaven") è un film difficile da incasellare nei generi: diciamo che è una spy story fuori dai canoni consueti. Il protagonista è un giovane di provincia, Adam (apprendiamo così che un arabo può portare un nome biblico), che fa il pescatore come il padre, ma ha un grande talento per gli studi. Quando vince una borsa di studio il severo genitore non si oppone: si tratta di andare alla antica e prestigiosa Al - Azhar del Cairo, specializzata in studi religiosi (da non confondere quindi con la "normale" università cittadina), vera fucina del pensiero islamico. Poco dopo muore il leader dell'istituzione, l'anziano Grande Imam, e va sostituito in quella che è la carica più autorevole del mondo sunnita. Il governo egiziano muove le sue pedine per insediare un uomo di suo gradimento, facendo pressioni sui grandi elettori dell'imam. A questo punto Adam si trova coinvolto suo malgrado in un meccanismo infernale, che non farò finta di aver capito in tutti i suoi passaggi: basti sapere che viene di fatto reclutato come informatore dai servizi segreti egiziani, in particolare dal colonnello Ibrahim, ufficiale esperto e fedele al regime, ma non ottuso nè disumano, che si serve di Adam e lo protegge dagli studenti estremisti islamici che sospettano di lui. 

Il regista e sceneggiatore unico Tarik Saleh è uno svedese di padre egiziano, già noto ai cinefili per un "Omicidio al Cairo", di cui non posso parlare. Il suo film è abbastanza spiazzante, per vari motivi. Anzitutto, descrive un mondo di cui sappiamo poco, e fin qui nulla di strano. Il problema è che proprio per questo ci aspetteremmo un approccio "didattico" da parte del regista, che invece manca: il film mette in scena la vita dell'università religiosa, offre qualche squarcio della quotidianità del Cairo, ma più che descrivere lascia molte domande allo spettatore. Anche a giudicare dai ritmi lenti, dalla scarsa dose di violenza (per quello che è il genere) non mi pare un film pensato per il pubblico occidentale, oppure dobbiamo concludere che Saleh si rivolga a un pubblico europeo selezionato, colto. Di sicuro il film ha raccolto la gran parte dei suoi 4 milioni e mezzo di incasso in Francia, anche sull'onda del discreto successo raccolto a Cannes, ma si sa che i francesi sono un caso a parte.

La Cospirazione mette in scena un mondo dove tutti hanno sempre Allah in bocca, tanto che se l'autore non fosse un musulmano, verrebbe da pensare a un ritratto raffazzonato fatto da uno di noi; la scena della gara di recitazione del Corano è veramente suggestiva, il momento più poetico del film. Intanto però questi uomini devoti spiano, imbrogliano, minacciano, uccidono: non so se ne escano peggio gli uomini del regime, i fanatici della purezza islamica, o gli ipocriti dell'Islam moderato. Le uniche figure davvero nobili sono il padre di Adam, uomo all'antica, e l'Imam cieco, erede naturale del defunto, ma ostacolato dal regime. E poi, certo, c'è la feroce dittatura che abbiamo imparato a conoscere dopo i casi Regeni e Zaki; Saleh non ha bisogno di calcare la mano, di mettere in scena la violenza, gli basta evocarla, suggerirla (una dei momenti più significativi, è l'espressione terrorizzata del fondamentalista islamico quando ha di fronte l'uomo dei servizi segreti). Tirando le somme, un film che merita di essere visto per i suoi contenuti, una finestra aperta su un mondo di cui sappiamo troppo poco, ma che poteva essere rifinito in alcuni dettagli, a cominciare dal giovane attore protagonista, a mio modesto parere un po' monocorde (ben più carismatico è invece Fares, l'interprete del colonnello Ibrahim). Forse Saleh ha presunto un po' troppo dalle sue forze, confrontarsi con qualcuno nello script avrebbe giovato al film. Ma devo ripetermi, è un'opera piuttosto spiazzante per un occidentale, che lancia messaggi sottili in molte direzioni, e sicuramente vuole far pensare prima che intrattenere.

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