Regia di Tarik Saleh vedi scheda film
Una canzone e un dolore, sopraggiungono mentre si guarda questo bel film dello svedese, di padre egiziano, Tarek Saleh: "Only a Pawn In Their Game", di Bob Dylan, e il nostro Giulio Regeni. La "pedina del loro gioco" è un giovane ragazzo egiziano, pescatore e aspirante predicatore religioso, che vince una borsa di studio per la più prestigiosa università religiosa del Cairo, Al-Azhar. Mosso dalle più pure convinzioni del Corano, Adam assiste alla morte dell'Imam supremo e viene coinvolto, suo malgrado, nella terribile lotta di potere che ne consegue. In Egitto esistono tre poteri in conflitto: quello religioso (moderato e non), quello politico e quello militare, meccanismi corrotti e corruttibili, che, come dicevo, rimandano inevitabilmente alla vicenda Regeni. Saleh non poteva che realizzare questo thriller politico, rigoroso e complesso, vivendo al di fuori dell'Egitto e lo fa con coraggio e determinazione, usando Adam come occhio del ciclone di una vicenda torbida, in cui nessuno è quello che sembra e in cui, come al solito, la religione diventa un pretesto per assassinii, furbizie, nefandezze. Sullo sfondo, i riti austeri dell'università-moschea di Al-Azhar, le sue preghiere e i suoi giovani studenti, ognuno assegnato a un gruppo di preghiera differente, più o meno radicale, più o meno interessato a prendere il potere. Due ore belle e impegnative, un tuffo interessante non solo nel mondo islamico e dei suoi riti ma anche nella società egiziana attuale, caotica non solo nelle sue strade, così divise fra mondo arabo e occidentale.
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