Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film
Voto: 7,25 su 10
75° FESTIVAL DI CANNES 2022 – IN CONCORSO
Si apre con un diluvio sulla città che ricorda quello di Parasite, film con cui condivide l'attore protagonista Song Kang-ho, l'incursione del giapponese Hirokazu Kore-eda in terra di Corea, la seconda consecutiva all'estero dopo la Francia di La Vérité .
Sotto questi scrosci di pioggia una ragazza abbandona un bambino appena nato in una culla della vita, moderna versione delle antiche ruote dei monasteri. L'indebitato gestore di una lavanderia (Song Kang-ho) e un ragazzo cresciuto in orfanotrofio (Gang Dong Won) sottraggono il bimbo dalla culla: i due hanno creato un business illecito di adozioni in nero, offrendo i bimbi a coppie disposte a pagare. Solo che stavolta la madre (Lee Ji Eun) dopo poco tempo si rifà viva e i due decidono di unirla alle loro spedizioni per incontrare i possibili genitori acquirenti, a cui si unisce anche un piccolo orfano. La donna viene anche inclusa nel processo di selezione degli aspiranti papà e mamma, che non avviene su basi meramente economiche, ma tiene anche conto delle prospettive di felicità del minore. Nel frattempo il gruppo è pedinato a distanza da due poliziotte (tra cui Doona Bae) che indagano sul traffico di bambini e anche sull'omicidio di un uomo avvenuto in un hotel.
In terra straniera l'autore nipponico non si allontana affatto dai pilastri centrali della sua poetica e del suo stile: la disamina dei legami familiari e dei connessi sentimenti, il lirismo e la delicatezza, seppur accordati questa volta alle necessità più commerciali del cinema sudcoreano, che ha imposto un ritmo più sostenuto e meno contemplativo del suo solito. In quello che è anche un road movie che, visti i continui viaggi per andare a incontrare i possibili adottanti in diverse città del Paese, si svolge in buona parte su un pulmino, l'intreccio è un po' troppo complesso (anche per l'inserimento dell'altra indagine per omicidio) e non appare sempre verosimile, ma il film va apprezzato guardandolo come una moderna favola senza ambizioni di aderenza realistica al cento per cento.
Il focus dell'autore è piuttosto sulle dinamiche emotive che insorgono tra le figure che ruotano intorno al piccolo Woo Sung, che siano la madre biologica, il mediatore (broker) come si autodefinisce il lavandaio, i candidati genitori adottivi. Se la madre piano piano capisce che non può separarsi da suo figlio, tutti i protagonisti si legano in varie forme tra di loro ed al bimbo, andando a costituire una strana famiglia, al di là dei legami di sangue e di legge. In continuità con la sua Palma d'oro del 2018 Un affare di famiglia , l'importanza dei legami familiari è per Kore-eda tale che supera persino i confini della legalità e dell'etica, per cui anche una pratica illecita e moralmente condannata come la compravendita di minorenni può diventare un atto d'amore che può addirittura essere fatto a fin di bene, per evitare che gli abbandonati crescano in orfanotrofio senza il calore di un nido famigliare.
Broker non è perfetto come i suoi maggiori capolavori, ma il tocco magico di Kore-eda riesce anche stavolta a creare momenti incantevoli, che siano teneri e divertenti come l'autolavaggio col finestrino aperto o poetici come la magnifica scena sulla ruota panoramica.
Voto: 7,25 su 10
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