Regia di John Milius vedi scheda film
L'esordio alla regia di uno sceneggiatore di successo e connotato politicamente a destra come John Milius venne stroncato, probabilmente in larga parte appunto per certe affermazioni a fil di reazionarietà del barbuto regista e per l'atteggiamento abbastanza tracotante avuto nelle interviste di presentazione della pellicola. E' vero che contrariamente ai cineasti della sua generazione, l'autore di "Addio al re" andò in controtendenza proclamandosi sempre di certe idee, ma se spesso nei suoi lavori è affiorata una robusta retorica ultraconservatrice, è vero anche che è stato molto in gamba nello scrivere cinema e piuttosto parco nel dirigerlo. "Dillinger", versione action-movie delle gesta del "Nemico pubblico numero 1", dà una versione piuttosto arbitraria, probabilmente, della vera storia di John Dillinger, gangster famosissimo nell'America post-Depressione: numerosi i nomi di spicco nel cast, in cui, oltre che al versatile Oates, c'è spazio per un durissimo Ben Johnson, e per i gaglioffi Geoffrey Lewis, Harry Dean Stanton e Richard Dreyfuss, in una ricostruzione d'epoca che non ha niente da invidiare a similari operazioni quali "Gangster story", "Gang" e "Grissom gang". Quello che preme a Milius è sottolineare quanto la violenza degli uomini della legge non sia affatto minore, anzi, dei banditi, e la spietatezza con cui viene condotta la lotta ai malviventi concede di poter esercitare il diritto di poter eliminare fisicamente chiunque senza il minimo scrupolo: più che a destra, siamo in perfetta zona anarchia, mi pare.
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