Regia di John Milius vedi scheda film
Immenso film su gangster storicizzati e ormai ampiamente ammantati nella leggenda della letteratura, e tra gli esordi più di peso degli interi anni '70, sicuramente per quanto riguarda la "Nuova Hollywood" e l'ala produttiva della mitologetica A.I.P. di Samuel Arkoff e Buzz Feitshans. All'epoca, il film più costoso da loro mai realizzato, per un milione di dollari.
Grandi infatti scenografie e costumi d'epoca, che ricordano stupendamente il dilacero e sofferente periodo, così come nel coevo "Gang"(Thieves Like US), titolo paradigmatico pure qui, di Robert Altman.
E ancora più grande montaggio frenetico e mitragliante come le bocche delle armi da fuoco di Fred R. Feitshans Jr., e la fotografia di Jules Brenner
Milius scrive/va sceneggiature che hanno la vera, reale unicità dell'epica asciugata nella stilizzazione estrema, quasi un Melville ma dell'eccesso-, che trasuda da ogni battuta, azione, connotazione gestuale e comportamentale dei personaggi, che nessuno aveva e ha al livello del suo talento, da non stancarsi mai di vederle trasposte per immagini, appena sei davanti alle sue sole parole sulla carta stampata.
Il mondo dei vari John Dillinger(il migliore dello schermo nelle sue infinite impersonificazioni, un immenso e somigliante al vero Warren Oates)Pretty Boy Floyd, Charles "Baby Face" Nelson(Steve Kanaly, bravissimo e la sequenza dell'ultima colazione offerta dai due agricoltori marito e moglie al loro tavolo nel salotto, e l'inevitabile arrivo delle macchine con Purvis e il suoi uomini, è una pagina degna di Dos Passos.
Ma il suo personaggio nella realtà morì mesi dopo Dillinger, e fu uno degli ultimi grandi rapinatori d banche e soci dello stesso, ad essere abbattuto), è reso con un verismo di facce non hollywoodiste(senza nulla togliere al capolavoro apri-pista del decano Arthur Penn, ma pensate davvero che i veri Bonnie & Clyde Barrow fossero belli, puliti i e levigati come Faye Dunaway e Warren Beatty?) che davvero si avvicina maggiormente al reale, e ai veri personaggi dell'aurea leggendaria del banditismo americano anni '20-'30. Harry Dean Stanton/Homer Van Meter, Frank McRae, il sommo John P. Ryan che muore troppo presto, Geoffrey Lewis/Harry Pierpoint addirittura in uno dei suoi primi ruoli Richard Dreyfuss, impossibile citarli tutti.
Certo, la vera Evelyne"Billie" Frechette non era davvero una supertopa come Michelle Phillips, ma è una concessione comprensibile alla imperitura necessità delle arti visive di avere delle strafiche, per destare interesse e quindi biglietti da staccare, nello spettatore.
Seppure molto più vecchio di circa trent'anni rispetto al vero Melvin Purvis all'epoca, Ben Johnson è l'altra scelta vincente di Milius, che regge da solo(e difatti sarà sviluppato lui unico accentratore interpretato da Dale Robertson nei due film tv successivi "sceneggiati" anch'essi da Milius ma diretti da Dan Curtis,"Melvin Purvis, G-Man", "Kansas City Massacre", [1973-'74]) tutte le sue scene, e forma una diarchia narrativa di azioni e contro-azioni di ineluttabile slancio verso la morte, "a specchio'', per tutto il film con Oates, che è il vero punto di forza della pellicola.
Alcune tra le (lunghe) sequenze di sparatorie con Gatlin "Machine pistol" ancora oggi tra le più virulente e tecnicamente più drammatiche, emozionanti, mai realizzate. E soltanto con vere cariche esplosive dei colpi in arrivo, veri effetti pirotecnici, e i cari insostituibili stunts alla Dick Warlock, altro che finissima carica digitale.
Fare paragoni con il kolossal più recente del regista chicagoano(dov'è tutto in un certo senso ebbe inizio, ma certo dinnanzi Al Biograph Theatre finì, per Dillinger) di film di gangster e polizieschi chicagoani storici e per eccellenza Michael Mann, fa sì che pur con la tecnica sopraffina manniana ma un protagonista sbagliato, e i milioni del cinema anni 2000 da poterci finanziare un conflitto vero, sia quasi tutto a favore del film di genere d'autore di Milius, di quasi 40 anni prima.
Assieme a una manciata di altri titoli noti e meno noti(come ad esempio "I Contrabbandieri degli anni ruggenti"[The Moonshine War][1970]di Richard Quine) e più riconoscibili capolavori quali ''L'Imperatore del Nord" di Robert Aldrich, e "L' Eroe della strada" di Walter Hill, altro esordio registico memorabile dei '70, oltre che unito da vari nomi di collaboratori tra cui il produttore Lawrence Gordon e il compositore Barry De Vorzon-, uno dei migliori titoli in assoluto mai ambientati negli anni della Grande Depressione fino al 1935
John Nada
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