Regia di Cesare Ferrario vedi scheda film
L'ascesa sociale di una bella ragazza, amante di un importante politico, nella Russia decadente di fine anni '80 del Novecento.
Sostanzialmente La bella di Mosca è un affresco sulla decadenza sociopolitica della Russia di fine anni Ottanta (del Novecento), nella quale la parabola discendente del comunismo si intreccia a quella ascendente di Irina, ragazza piacente e spregiudicata che è pronta ad andare a letto con politici e spie pur di fare carriera. Come è naturale, anche Irina farà una brutta fine: tutto piuttosto scontato e ridondante, altisonante senza un valido motivo, nella trama e nella sontuosa confezione di questa pellicola, la terza diretta da Cesare Ferrario (a ben dodici anni dalla sua precedente regia, La più bella del reame, del 1989); un film che parla affettato per esprimere in realtà concetti abbastanza grossolani, per usare una metafora. Pur trattandosi di una produzione interamente italiana, nel cast abbondano i cognomi russi e sulla sceneggiatura la firma di Ferrario si accosta a quella di Viktor Erofeyev, autore anche del romanzo che costituisce il soggetto dell'opera; tra gli interpreti non spiccano nomi degni di nota ed effettivamente neppure volti più di tanto convincenti: Ralitza Baleva, Igor Kostolevsky, Angelo Maresca, Ivana Monti e Anna Molchanova sono i principali attori. Adeguatamente roboanti le musiche di Rodolfo Matulich. 3,5/10.
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