Regia di Cesare Ferrario vedi scheda film
Irina viene dalla campagna, e si muove nella Mosca del crepuscolo comunista diventando l’amante di un intellettuale di regime. La sua presenza causa scandali nelle alte sfere, e lei viene messa sotto accusa, ma riesce a diventare una famosa top model, e finisce girando un film underground in cui, vestita con una tunica da Olimpiadi, dà fuoco alla statua di Lenin. Dialoghi irripetibili, primi piani da foto segnaletica, comparse allo sbando, zoom da saltare sulla sedia, panoramiche traballanti: il film di Ferrario, spacciato come un kolossal, è la bufala dell’anno, e la Mosca anni ‘80 sembra una brutta copia della coeva Milano da bere. Il film sarebbe a tratti esilarante (la festa all’ambasciata cubana, la protagonista che lecca la tibia a una specie di Evtuscenko!), se non fosse così noioso. Attenzione alle omonimie: il regista non è Davide Ferrario, lo sceneggiatore Erofeev non è quello di “Mosca sulla vodka”, e il direttore della fotografia Sergio Rubini non fa l’attore.
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