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Il ragazzo e l'airone

Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il ragazzo e l'airone

di IlCinefilorosso
9 stelle

Un film sulla vita, sulla creazione e sulla distruzione, sull'aggregazione e la disgregazione, sul ciclo di nascita e morte.

Il ragazzo e l'airone è con tutta probabilità il film più crepuscolare dell'intera carriera di Hayao Miyazaki, quello che assume le sembianze di un lascito testamentario per le generazioni future e che maggiormente può farci capire quanto per lui l'atto della creazione sia sempre stato una croce, una tortura senza conciliazione perché l'armonia può esistere solo per un attimo, e solo tra le immagini.

Allora Miyazaki, alla veneranda età di 82 anni, sente di non essere più in grado di sostenere il peso del mondo che abita, fatto di conflitti e violenza, e sembra volerne lasciare le sorti ai giovani (emblematico, a tal proposito, il titolo originale del film, tratto dal romanzo che più segnò il regista giapponese in età adolescenziale: "e voi come vivrete?").

 

Il film si apre con una sequenza che di per sé è già un capolavoro: il periodo storico è quello della guerra del Pacifico, l'allarme di una sirena risuona nella notte. In casa c'è trambusto e il giovane Mahito Maki si sveglia: l'ospedale dove lavora la madre è avvolto dalle fiamme, così egli si veste e si precipita in strada, correndo verso il luogo del disastro.

 

La corsa del ragazzo, che per violenza e drammaticità ricorda quella della Principessa splendente di Takahata, è strutturata prima attraverso il susseguirsi di un campo medio, un campo lungo, un movimento di macchina laterale, un altro campo medio e un breve movimento di macchina a precedere, poi attraverso una soggettiva del giovane, nel disperato tentativo di farsi spazio tra la folla per poter giungere all'ospedale.

Proprio in questo frangente il calore delle fiamme inizia a deformare, assorbire e immergere lo scenario in un'atmosfera tragica. Il tipo di virtuosismo utilizzato per animare tutta questa iniziale, magnifica sequenza, scioglie le forme umane e urbane in un processo trasformativo che accentua il senso di disorientamento e orrore del giovane protagonista, aprendo l'opera ad elementi stilistici fluidi e curvilinei piuttosto inusuali per l'estetica miyazakiana.

 

 

 

Per Mahito, quindi, l'ingresso nella vita inizia con una tragedia e una perdita. Il padre si risposa con la sorella della defunta madre, e i tre vanno a vivere nella casa d'infanzia dove sono cresciute le due sorelle, vicino alla fabbrica di aerei dove lavora il padre ingegnere, ma anche confinante con una torre in rovina costruita da un vecchio zio.

Questa torre diverrà una sorta di oggetto di Streben che lo spingerà ad addentrarvisi, anche grazie a uno strano airone cenerino che sembra voler comunicare con lui deridendolo e provocandolo sistematicamente.

Il film, da qui in avanti, assumerà la forma di un'onirica, enigmatica e multiversale catabasi amniotica (non a caso l'elemento liquido di cui accennavo poc'anzi tornerà sistematicamente in tutto il film) nell'animo e nei problemi che attanagliano l'uomo e il mondo in cui viviamo, un racconto al confine tra il surrealismo giocoso e infantile di Alice nel Paese delle Meraviglie e la discesa nell'Oltretomba della Divina Commedia dantesca, con tanti (affidabili?) Virgili a far da guida al giovane Mahito.

 

Si perde, allora, qualunque illusione di struttura narrativa e la pellicola si trasforma in un oggetto ipertestuale vertiginoso e surreale, rivelando una natura straripante e di riverbero in cui ogni soglia attraversata conduce a uno spazio nuovo, la cui configurazione sembra quasi essere legata ai movimenti interiori del giovane protagonista. Queste soglie, poi, rispetto alle precedenti opere del regista, non sembrano separare i due mondi in modo intelligibile, ma li assemblano come fossero un patchwork, mettendo in crisi il nostro sguardo e, allo stesso tempo, aprendolo a nuovi orizzonti e nuove possibilità, che in fondo, è quello che accade anche al cinema dello stesso Miyazaki con questo suo ultimo (?) grandissimo film.

 

 

 

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