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Il ragazzo e l'airone

Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film

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La recensione su Il ragazzo e l'airone

di YellowBastard
7 stelle

Si alza il vento doveva essere l'ultimo lavoro del Maestro Hayao Miyazaki, un’opera personale e suo testamento spirituale oltre che personalissimo omaggio al cinema, di animazione e non solo.

Per fortuna, l’amore di Miyazaki per l’arte e il suo mestiere lo hanno portato a tornare sui suoi passi e così ci ritroviamo di fronte a una sua nuova opera, Il ragazzo e l'airone, titolo italiano dell’originale Kimi-tachi wa d? ikiru ka, traducibile con E voi come vivrete? (How do you live?).

 

Il ragazzo e l'airone - Wikipedia

 

Nel 2017 Miyazaki inizia a lavorare allo storyboard insieme all’executive Toshio Suzuki e quindi alla sceneggiatura prefigurata come l’unione narrativa di due romanzi, Il libro delle cose perdute di John Connolly, di cui ricalca principalmente la struttura, e La torre spettrale di Ranpo Edogawa mentre la scelta del titolo è ispirato all’omonimo romanzo del 1937 di Genzabur? Yoshino.

 

Se Si alza il vento era una specie di testamento dello stesso Miyazaki al “suo” cinema, Kimi-tachi wa d? ikiru ka, un progetto che ha impegnato lo Studio Ghibli e lo stesso Miyazaki per oltre un decennio, non è semplicemente un lascito quanto piuttosto un omaggio all’intero cinema ghibliano (e anche all’animazione classica), impregnato com’è di tutti gli elementi della gloriosa storia dello studio nipponico, dalla guerra all’insieme di riferimenti e ispirazioni presenti fin dagli albori con anche elementi di cinema neorealista che ricordano i lavori di un altro pilastro dello studio, Isao Takahata,

 

Un’avventura onirica tra più dimensioni in una cornice quasi dantesca, dalla trama onirica e dai toni spesso surreali, a tratti anche difficili da seguire, e con riflessioni, suggestioni e influenze che sommergono lo spettatore, forse persino troppe.

Non è un film per bambini, va detto, ma nel suo essere così ricco e stratificato rimane comunque un viaggio straordinario, ma anche estremamente complesso.

E, va detto, anche piuttosto confuso.

 

IL RAGAZZO E L'AIRONE, di Hayao Miyazaki

 

Ne Il ragazzo e l'airone c'è un po’ di tutto. Anche troppo.

E per quanto questo sia uno dei suoi elementi più affascinanti, ne diventa anche il suo più grande limite.

Un racconto profondamente spirituale, introspettivo, dal ritmo e dalla crescita graduale ma costante che è al contempo racconto di formazione, elaborazione del lutto e accettazione del cambiamento attraverso il tempo e lo spazio in un viaggio che, alla fine, non dà risposte concrete o definitive per un romanzo che ha una maturità artistica, visiva e concettuale eccezionale e fuori ogni discussione ma anche una smania, una necessità così impellente di dire così tanto pur con la consapevolezza, che però non li trattiene dall’eccedere, di avere così poco tempo per dirla.

 

Coadiuvato dalle splendide musiche di Joe Hisaishi, l’ultima opera di Miyazaki è visivamente impressionante, e con una tridimensionalità che dimostra come l’animazione tradizionale, se fatta a regola d’arte, può essere comunque superiore alla CGI, per un vortice di colori e suggestioni che racchiudono non solo l’essenza stessa dell’animazione classica ma anche, spesso, il suo apice.   

E dove la favola, il racconto di un mondo magico complesso e frastagliato ma destinato a sparire e a essere dimenticato, non diventa soltanto una parabola morale ma anche illuminazione surrealista. Ovvero arte, creatività e immaginazione.

In un'unica parola cinema.

 

Il ragazzo e l'airone: la spiegazione del film di Miyazaki - Movieplayer.it

 

Il genio di Miyazaki diventa quindi puro e magnifico caos e il materiale narrativo, ideologico e filosofico della sua immaginazione diventa talmente esagerato da disorientare lo spettatore, da lasciare così interdetti da non riuscire a comprenderne pienamente il contenuto da appaiare quest’ultimo lavoro alle opere e alla filmografia di un certo David Lynch.

Ma il tempo sta finendo (anche) per Miyazaki e Il ragazzo e l’airone, opera tra l’altro dedicata al nipote del regista, è un lavoro che paventa anche i suoi timori e la paura di non trovare un degno erede che ne continui l’opera (Goro immagino sia entusiasta di questo suo ultimo lavoro), un passaggio di consegna necessaro e non più posticibabile ma che, evidentemente, ritiene alquanto difficile e/o complicato, non solo per la paura (egoisticamente) di essere dimenticato, lui e i suoi lavori, ma anche per il timore che venga perso quel sentiero ormai tracciato e che rappresenta non soltanto il suo lavoro ma anche la sua stessa vita.

 

Il ragazzo e l'airone: chi è e cosa significa il vecchio Prozio? La  spiegazione

 

VOTO: 7

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