Regia di Lee Cronin vedi scheda film
Il ricordo che ho della Casa di Raimi è che terrorizzò tanti. Facevo le elementari, il poster agli occhi di un bambino era enorme: quell'ombra appena illuminata nella finestra mi fissava. Eccome mi fissava. Vietatissimo ai diciotto, sentivo parlare la gente di qualcosa di brutto, da far paura. Da far star male.
Con gli anni, avviamente, lo guardai e lo registrai perfino su Rai3 (si, Rai3, altri tempi)!
Un capolavoro del genere fatto con quattro soldi e inventando riprese mai viste (anche se in verità quella shakeycam nervosa - chiamata così da Raimi - arrivò prima con Terry Gilliam in Jabberwocky del 1977).
Infatti quella ripresa, geniale, impossibile, era ed è da mascella aperta.
Questo reboot, remake finto, seguito, chiamatelo come volete, inizia proprio con una ripresa shakeycam, che pare essere un drone e alla fine della sequenza si rivelerà essere proprio un drone: roba da uscire dalla sala o chiudere la tv, a secondo dove lo si è visto. Perché è proprio questo il fallimento del film, tutto finto, artificiale, per nulla sudato, stracopiato, scontatissimo, inutilissimo. Robaccia come l'altro remake del 2013, di Alvarez.
E Raimi produce, e incassa.
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