Regia di Rainer Werner Fassbinder, Michael Fengler vedi scheda film
Nella sterminata filmografia di Rainer Werner Fassbinder (sterminata e caotica, multidimensionale, inopinatamente concentrata, come se il regista avesse piena coscienza di dover bruciare ogni tappa, prima di annientare se stesso), Perchè il signor R. è diventato matto? rappresenta una macchia apparentemente grigiastra, in realtà fortemente colorata e virata verso il nero di un umore sulfureo.
Il signor Raab, stimato disegnatore tecnico, conduce una vita ordinata e serena. Moglie, figlio, casa con giardino, amici e colleghi. Routine, insomma, ma di quelle che si considerano come agognato punto di arrivo.
Un giorno come gli altri, in un pomeriggio uguale a mille altri, durante la visita di un'amica della consorte, imbraccia un candeliere e uccide le due donne ed il bambino. Il giorno seguente si suiciderà sul luogo di lavoro.
La vicenda, di cronaca minuta e forse non buona nemmeno per i nostri famelici talk show pomeridiani, viene descritta dal regista con distacco ed oggettività mostruosamente belli. La reiterazione dei gesti, la consapevolezza della ormai certa irraggiungibilità di certe emozioni, il lasciar passare il tempo nella speranza che il tempo ogni tanto si ricordi di noi, sono le colonne portanti di un sicuro lasciapassare verso l'alienazione.
Quindi, pare dire Fassbinder, bisogna fare attenzione alla domanda del titolo che, più che ingenerare letterale perplessità, non può che costringerci a riflettere. L'imprevedibilità della reazione folle è materia per vicini distratti e per coloro che ostentano la propria perfetta integrazione sociale. La realtà delle cose va sempre troppo oltre: il signor R., nella placidità della sua esistenza, ha smarrito le coordinate. Possiamo definirla depressione ma è forse qualcosa di più, di maggiormente profondo in quanto meno riconoscibile ed arginabile.
Con il senno di poi si può azzardare una interpretazione del film in chiave di autobiografia: Fassbinder, che è stato enorme cantore della tristezza, dei rapporti interpersonali deviati e devianti, della dignità dell'uomo costantemente ricercata e perennemente stiracchiata, ha consumato in fretta ogni stimolo culturale (peraltro regalandone in quantità infinita) ed è diventato egli stesso il signor R. (come anche anagrafe lascerebbe intendere).
Il signor R. è diventato matto, come il suo creatore; e come tutti noi, che nemmeno lo sappiamo.
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