Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Lui la fa prostituire. A lei sta bene così. Il terzo, "l'amico", una specie di uomo macchina, uccide chi gli capita senza pensarci.
Fin da subito Fassbinder ci è andato giù pesante col suo pessimismo assoluto, e con la totale assenza di redenzione per tutti i personaggi; essi infatti muoiono (in modo banale) nel loro male, o vivono continuando a perseverare in esso.
Stilisticamente la pellicola ricorda i film di Jean Pierre Melville, ma è più astratta e straniante, a tratti persino surreale e paradossale. Inoltre non c'è traccia dell'amicizia e della lealtà tra uomini delle pellicole del regista francese. Qui troviamo al massimo un'alleanza criminale tra i due protagonisti, due brutti tipi gelidi come il ghiaccio, che non ha un briciolo di calore o di solidarietà. In generale, inoltre, tutti e tre sono dei perfetti egoisti.
Se il personaggio interpretato dal regista è un cinico sfruttatore della propria donna, che fa lavorare come prostituta, questa è una vittima consenziente e per nulla ferita dalla situazione. Se poi lui la tratta come un animale, lei, dal canto suo, si serve a piacimento di lui e del suo "amico" Bruno, ed è pronta a vendere entrambi senza troppo pensarci. Bruno è certo uno spietato assassino, ma lui e lei, che assistono agli omicidi, non appaiono per nulla contrariati. L'amore qui non si può dire che sia gelido più della morte, ma che semplicemente non c'è. Vediamo solo un terzetto di individui senza cuore, legati al più da interessi, che marciano spediti verso il nulla.
La parte iniziale è così enigmatica e slegata dalla storia e dal resto del film, che mi pare proprio un errore del regista (di che cavolo di sindacato si parla?).
Lo stile del regista c'è, d'accordo, e se ne intravvede il talento, ma l'inizio sbagliato e il pessimismo assoluto rendono in fin dei conti non soddisfacente la visione. La Shygulla però è bella e giovane.
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