Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
La freddezza del titolo è evidente: il calore umano non è concesso a nessuno. La morte, quella sì che riscalda, riesce a strapparti dalla crudeltà di una gelosia senza amore. Il primo lungometraggio di Fassbinder sembra quasi una dichiarazione di poetica: anche nei film successivi ("Rio das Mortes", per esempio) il regista tedesco "surgela" i sentimenti, le relazioni, i personaggi; il triangolo non è comandato dalle passioni, ma è piuttosto una situazione di stallo: basta inserire nella coppia l'elemento di disturbo e il gioco è fatto. Tanto odio, tanta invidia, ma cos'è alla fine che li lega? Il personaggio Fassbinderiano non è indipendente, ha egoisticamente bisogno di un'altra persona che lo completi; una è sufficiente, due sono troppe. Paradossalmente, Joanna tradisce per rimanere fedele! Senza accorgersi però che era diventata lei l'elemento estraneo nella coppia Franz-Bruno.
Film ancora acerbo? Non penso. In "L'amore è più freddo della morte" vedo una volontaria approssimazione, una cosciente mediocrità che sottolinea la ben più misera indole dei personaggi, vedo un incondizionato amore per Godard e per il teatro. Anzi, questo film è una delle migliori opere prime di tutti i tempi.
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