Regia di William Wyler vedi scheda film
Due neo laureate, fra mille difficoltà, aprono un collegio in una cittadina di provincia ma rimangono vittime della maldicenza di un’allieva ricca e viziata, nipote della signora più autorevole del luogo. Un implacabile meccanismo drammatico, che si sviluppa a partire da situazioni ordinarie: la calunnia (giustamente messa in rilievo dal titolo italiano) è sempre il rossiniano venticello che, nonostante l’inconsistenza delle sue basi, cresce fino a diventare un temporale devastante. Notevole, per anni in cui imperversava Shirley Temple, la raffigurazione di una malignità infantile senza remore. Ottima prova di entrambe le protagoniste e dell’inappuntabile Joel McCrea, ma è la Hopkins ad avere il personaggio più interessante: la vera sconfitta è lei, che era stata costretta a portarsi dietro una pietra al collo come l’ingombrante zia e che alla fine scompare nel nulla, sporcando il previsto lieto fine. Wyler, in ossequio ai canoni hollywoodiani dell’epoca, deve tradurre la vicenda in un comune triangolo eterosessuale (seppure platonico): oserà di più nell’autoremake ‘riparatore’ del 1962 Quelle due.
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