Regia di John Francis Daley, Jonathan Goldstein vedi scheda film
Scanzonata avventura fantastica ispirata ad un gioco di ruolo cult degli anni '80 di cui riprende lo spirito ludico e puerile, contando su una buona messa in scena soprattutto a livello visivo, ma non riuscendo a lasciare il segno per la costruzione della storia e dei personaggi. Per nostalgici e appassionati.
Ormai è evidente da qualche anno che stiamo vivendo un revival degli anni '80, che va dalla moda, alla musica, al cinema, e anche questo blockbuster può essere a buon diritto inserito nella tendenza odierna a riesumare quel passato relativamente recente, colorato, spensierato, ingenuo ma anche pulsante e ricco di inventiva.
Si tratta infatti di una scanzonata avventura fantasy ispirata ad un gioco di ruolo in voga almeno quarant'anni fa, tornato alla ribalta come elemento metanarrativo nella serie di successo targata Netflix Stranger Things (2016), in cui si è giunti quasi ad una sovrapposizione tra elementi originali e riferimenti per l'appunto al wargame di cui sono appassionati giocatori i giovani protagonisti della storia.
Tornando al film uscito quest'anno, c'è da dire che è il terzo tentativo di una trasposizione del complesso universo narrativo ideato dal duo Gary Gygax/Dave Arneson a vedere la luce, dopo due precedenti non proprio memorabili, bocciati senza sconto dai fans della saga ludica. E si capisce bene il perché Hollywood abbia deciso di investire nuovamente, proprio ora, in questo progetto: la moltitudine di personaggi, ambientazioni, leggende, oggetti magici ben si presta all'adattamento in saga cinematografica, potendo assicurare, in caso di riscontro positivo, anche un'enorme guadagno in termini di merchandising.
Gli incassi tuttavia sono stati buoni, ma non esaltanti e forse c'era da aspettarselo, visto che si tratta di un film sì divertente e a tratti indubbiamente spettacolare, ma a cui manca quella scintilla in più nella regia e nella sceneggiatura per diventare un vero successo e magari convincere anche gli adolescenti di oggi a scoprire ed avvicinarsi alla fonte originaria di ispirazione.
La coppia di registi scelti per rilanciare il progetto, Jonathan Goldstein e John Francis Daley, hanno più esperienza dietro le quinte, in qualità di sceneggiatori, che davanti alla macchina da presa, avendo nel curriculum prevalentemente commedie e prodotti destinati alla tv. In effetti manca uno sguardo d'insieme audace e personale che esalti la componente più epica e d'azione, i combattimenti non trasmettono tensione, solo dinamicità, mentre i momenti comici sono forse più riusciti, sebbene le battute inserite - ad esclusione di una sequenza di umorismo macabro e grottesco - non sono sempre così memorabili e irresistibili.
I personaggi d'altra parte sono ben caratterizzati e gli attori scelti abbastanza in parte, su tutti una muscolare Michelle Rodriguez perfettamente credibile e a suo agio nei panni della dura guerriera dal cuore tenero, oltre al buon Chris Pine, nel ruolo di un cantastorie scaltro e bugiardo, che risulta altrettanto convincente, sebbene nelle scene insieme tra i due non vi sia una palpabile chimica. Gli altri attori si adeguono alle proprie parti, ma anche in questo caso, sappiamo talmente poco di loro che non scatta una forte immedesimazione con lo spettatore. Hugh Grant pare non sforzarsi più di tanto a risultare antipatico e si diverte a giocare il ruolo del cattivo macchiettistico.
Per il resto, costumi, trucchi e ambientazioni (metà reali, metà in CGI) sono ben costruiti, conferendo quel senso di essere in un mondo fuori dall'ordinario, del quale però vengono fornite poche o troppe informazioni, condensate e liquidate con una o due frasi che lasciano spesso confusi. Ecco che così lo spettatore ignaro del materiale di partenza, finisce per perdersi e non riuscire più a seguire con attenzione e coinvolgimento la trama, comunque abbastanza semplice nell'insieme e incentrata su rapporti familiari e di amicizia.
Inoltre, escludendo una simpatica scena al cimitero, non ci sono momenti davvero paurosi o impressionanti, il ritmo non è compassato ma neppure frenetico, il che rende lo rende un prodotto ibrido, per quanto più adatto ad una tranquilla visione in famiglia.
In conclusione, un film dal buon potenziale che, pur non annoiando completamente, neanche si distingue o resta impresso, dimostrandosi un esperimento non del tutto riuscito.
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