Regia di Patrice Chéreau vedi scheda film
Lui si chiama Jay, lei Claire. Li incontriamo in uno squallido appartamento londinese: lui è in casa, lei suona il campanello, lui le apre; non si dicono nulla, fanno l’amore. Scopriremo poi, con calma, che Claire è sposata e fa l’attrice dilettante; Jay, divorziato, è capo-barman in un locale. Entrambi hanno figli, e sono socialmente “inseriti”, non certo dropout. Ma ogni mercoledì hanno questo spazio di libertà, di intimità senza parole, in cui i rituali sociali lasciano il passo a un Eros senza sottintesi, puro, assoluto. Finché Jay non commette l’errore di seguire Claire... È probabile che Patrice Chéreau abbia concepito “Intimacy - Nell’intimità” come il sogno di una fuga dal sociale, da un mondo di relazioni artefatte. Solo il sogno, ovviamente. Il film mette in scena un sesso non estremo, non solare, quasi pacificamente “normale”: un equilibrio che si rompe quando i due personaggi non resistono alla voglia di parlare. Molto intenso, molto partecipe, girato con una macchina da presa che sta addosso ai due attori e diventa il terzo protagonista. L’unico difetto potrebbe persino essere un pregio: è un film “chiuso”, ossessivo quanto la vicenda che racconta. Mark Rylance e Kerry Fox sono straordinari.
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