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Transformers: Il risveglio

Regia di Steven Caple Jr. vedi scheda film

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La recensione su Transformers: Il risveglio

di YellowBastard
4 stelle

Quando quattro anni fa uscì Bumblebee dimostrò che un Trasformers diverso era possibile. Un modo di intendere il franchise della Hasbro alternativo a quello portato al cinema, per oltre un decennio, da Michael Bay e incentrato soprattutto (esclusivamente?) su grandi battaglie, roboanti esplosioni e tantissima CGI ma anche ben poco rispetto per la storia e i personaggi. O per lo spettatore.

 

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Il film di Travis Knight era riuscito invece a reinterpretare i Trasformers alla maniera Spilberghiana (dopo tutto era proprio lui il nume tutelare di Bay, oltre che produttore, fin dal primo capitolo), in salsa Amblin o Disney mentre l’evidentissimo modello di riferimento, quasi al limite del plagio, era invece il warneriano Il Gigante di Ferro (1999) di Brad Bird, per una “favola” fantascientifica che metteva davanti i sentimenti e i caratteri dei protagonisti (umani e meccanizzati) e solo dopo le classiche mazzate robotiche, ottenendo ottime critiche e un buon successo di pubblico e riuscendo a salvare il franchise lanciato da Bay nel 2007 e dato ormai quasi per morto.  

La rotta era quindi tracciata attraverso un reboot (parziale? Soft?) o prequel (all’epoca ancora non si era capito…) che doveva però seguire delle nuove regole.

 

Poi è arrivato Transformers: Rise of the Beasts (titolo originale) affidato alla regia di Steven Caple Jr. (Creed II) che prosegue la storia iniziata nel 2019 ma scegliendo però un’altra direzione, e adottando una specie di compromesso (fatale?) tra la pellicola di Knight e il più classico Bayverse attraverso un film spettacolare (forse) ma anche (soprattutto) terribilmente anonimo e che rappresenta il tentativo, secondo me fallimentare, di conciliare il taglio più intimistico di Knight con gli eccessi del cosiddetto “Bayhem”.

 

Transformers - Il Risveglio: recensione del film | Esquire

 

Formalmente un sequel di Bumblebee e prequel (forse?) degli altri film della saga realizzati da Bay (che qui è anche produttore), Il Risveglio è un caso da manuale di cinema realizzato senza alcuna idea che non sia di ripetere, con i giusti accorgimenti, quanto già realizzato in precedenza con l’unico scopo di perpetuare il franchise ma affossando contemporaneamente tutte le speranze lasciate intravedere in Bumblebee, ricalcolando al ribasso i sentimenti e spingendo maggiormente sull’azione riprendendo de facto l’afflato epico (!?) e distruttivo dei film di Bay (evidenziato anche dal ritorno, nel finale, della colonna sonora dei suoi film), ovvero proprio quello che aveva finito per affossare il franchise.

 

Fortemente influenzato da Beast Wars, sequel/spin-off in computer grafica del 1996 e ancora oggi tra le più apprezzate delle serie animate, Il risveglio adotta diversi spunti da diverse opere, spuntando un elenco di elementi sfruttati già in passato e già visti (e rivisti) nelle pellicole di Bay, mescolandoli in modo anche confuso per imbastire una storia nuova (?!) con l’unica differenza che la trama, semplificata, è questa volta maggiormente comprensibile, i robot hanno una loro personalità (o almeno la maggior parte di loro) e i personaggi umani, per quanto sempre soltanto strumentali, non sono: a) inutili b) odiosi o c) entrambe le cose.

Il personaggio di Bumblebee, probabilmente il personaggio più amato da adulti e bambini, viene messo subito da parte per dare maggiore spazio a Mirage, nuova spalla comica e lato umano degli Autobot riuscito solo in parte, sia per l’ironia (spesso) forzata ma anche per un eccesso di interlocuzioni gergali che rasenta lo stucchevole.

 

La sceneggiatura, composta a dieci mani (!) da Joby Harold, Darnell Metayer, Josh Peters, Erich Hoeber e Jon Hoeber, è comunque banale e privo di mordente, seppur semplificata e meno caotica rispetto a quelle di Bay, e fallisce anche nel contestualizzare le tematiche familiari e antirazziste specchiate reciprocamente tra le vicende degli umani e delle creature aliene, i dialoghi sono troppo lunghi e con troppi spiegoni mentre gli effetti speciali, non sempre all’altezza della tradizione, hanno visto un passaggio di consegne dalla Industrial Light and Magic alle nuove Moving Picture Company e la Weta FX di Peter Jackson.

 

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La novità maggiore, alla fine, e nella scelta, oggi però scontata, di un cast di protagonisti di etnie minori, dal latino Anthony Ramos (Hamilton), eroe per caso a cui però manca il carisma, e la nera Dominique Fishback (Sciame), più espressiva e accattivante ma il suo personaggio ha una curva evolutiva molto meno importante rispetto al primo.

Due attori promettenti in prospettiva ma che, forse, avrebbero fatto meglio a non farsi coinvolgere in questo rilancio.

Tra gli altri protagonisti, spesso solo voci delle creature meccaniche, troviamo anche Peter Cullen, Ron Perlman, Michelle Yeoh, Pete Davidson, Dean Scott Vazquez, Liza Koshy, Peter Dinklage, Cristo Fernández, Tobe Nwigwe e Colman Domingo.

 

Forse le intenzioni della produzione erano anche di amalgamare tra loro le diverse anime del franchise (e magari, come accennato nel finale, legandolo a sorpresa ad altri franchise della Hasbro) e tentare così di trovare una coerenza, anche narrativa, che non ha mai posseduto (ma che, a dire il vero, non ha mai nemmeno veramente cercato di avere) ma rimane comunque un’opera insoluta, priva di una sua definizione e che (probabilmente?) scontenterà molti ma, in fondo, il nuovo Trasformers è anche (soprattutto?) il paradigma involontario dell’attuale crisi creativa di Hollywood che, a parte recuperare e riscrivere quanto già fatto in passato, sembra non riesca a fare altro e rimane da capire quanto questo possa in prospettiva funzionare per davvero e fino a quando.  

 

Transformers: Il Risveglio | UCI Cinemas

 

VOTO: 4,5

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