Regia di Chad Stahelski vedi scheda film
John Wick: Capitolo Quarto, o del sublime senso morale dei killer a contratto. Che dire? Col 3° episodio la saga aveva toccato il suo nadir, raggiunto profondità abissali ineguagliabili: difficile far di peggio. E difatti quest’ennesimo capitolo, per quanto vacuo come da prescrizione, risulta essere marginalmente “migliore”.
Ovviamente, occorre intendersi sul significato di “migliore”: tra una secchiata di letame di mucca sversata direttamente sul capo e una bottiglietta di piscio (di cane?) spruzzata direttamente sul grugno, la seconda eventualità è sicuramente “preferibile”. Il meglio sarebbe il bagno in una vasca all’essenza di rose, ma non si può aver tutto dalla vita. Dunque, “accontentiamoci”.
Almeno, a questo round, sceneggiatori e regista si sono accorti che non si può tirare tutta la durata di un film soltanto a suon di sganassoni, pistolettate e ammazzatine. G-e-n-i. Di conseguenza, hanno inserito diverse parentesi, svariati intervalli chiamiamoli “di attesa”. Poi, lasciamo perdere che spesso sono di un ridicolo da ridarella isterica (al pari di tutto il pomposo “world-building” della saga): almeno c’è un po’ di pausa dalla solita frenesia di combattimenti da crisi apoplettica.
Epperò per il resto il film mantiene tutti i difetti del passato, anzi, li moltiplica, visto che si protrae per un tempo spropositato, inducendo inevitabilmente prima allo sbadiglio e poi al giramento di testicoli.
Le battute sono di una banalità agghiacciante; le sequenze d’azione al solito tirate troppo per le lunghe e assolutamente in-credibili; la recitazione sottozero o svogliata; i nuovi personaggi delle barzellette (come il sicario cieco o il ciccio-boss che poi si muove con la stessa agilità d'un atleta olimpico); le coreografie dei combattimenti non sempre di primissima mano (alla lunga, è veramente esilarante notare i movimenti talvolta pachidermici, impacciati e “paperistici” del protagonista che gli valgono comunque un miracoloso vantaggio su frotte di nemici).
Tutto è scontato, tutto è tendenzialmente decerebrato, quasi tutto assomiglia pericolosamente a un noiosissimo videogioco sparatutto (ad es. nella sequenza ripresa alla “god’s eye”). E la fotografia, stavolta, si dà all’esasperazione al pari della scenografia: è talmente carica, iper-satura, “color correctionata” da risultare artefatta, specialmente nel finale alla Basilica del Sacro Cuore che non pare neppure girato in loco, ma assemblato in digitale stile cartolina.
A parte forse - a voler esser magnanimi - la sequenza della discoteca (altra scenografia programmaticamente gargantuesca), comunque, non c’è pressoché alcun pezzo d’azione da ricordare, e tanti invece da dimenticare perché eccessivamente stiracchiati e ben poco inventivi.
Inutile accanirsi oltre: si tratta del John Wick di sempre, indistruttibile e invincibile, e quindi hai voglia a creare suspense su queste basi e sull’assenza totale di trama e sceneggiatura di livello. Dato che gli incassi sono stati un’altra volta generosissimi, la saga minaccia di espandersi con tanto di altri seguiti e pure spin-off. Anche basta.
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