Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
La nebbia, il freddo, la neve del novembre del 1526. Nella notte infinita e gelida e nella luce fioca del giorno si muovono, tra campi, rive dei fiumi, fortificazioni, boschi e spianate, le creature - vittime e protagonisti - dell’arte della guerra. Estetica della morte e dello scontro diretto, dell’intelligenza che uccide e della forza che impone alle vicende degli uomini cambiamenti imponderabili. I Lanzichenecchi di Carlo V, imperatore degli Alemanni, comandati da Zorzo Frundsberg, marciano verso Roma e Joanni de’ Medici, capitano di un’armata pontificia, ritarda l’avanzata e si oppone al nemico con i suoi uomini dalle armature brunite - dalle bande nere - per colpire meglio nel buio, all’improvviso, con audacia e intuito tattico. La guerra è un lavoro, una professione (il denaro per i soldati consente ai capi di avere prestigio, autorevolezza e una fragile forma di fedeltà), una vocazione (il pensiero della morte non sfiora la filosofia dell’esistenza), uno strumento della politica (sotterfugi, doppio gioco, voltafaccia e menzogne degli alleati), un laboratorio di tecnica bellica (dalle spade, dalle lance, dagli archibugi ai falconetti, nuovissime bombarde capaci di colpire i soldati avversari con palle da due libbre). “Il mestiere delle armi”, il magnifico film di Ermanno Olmi in concorso al 54° Festival di Cannes, racconta gli ultimi giorni di vita di Joanni de’ Medici (Hristo Jivkov) e la trasformazione epocale della tragica arte della guerra. Nelle folgoranti inquadrature si impastano i ritmi e gli scenari maestosi della natura, spogliata dal tardo autunno, e le colonne degli uomini in marcia; le scene di massa, filmate con ammirevole sensibilità per lo spazio e per il movimento, e scene di solitudine, di veglia, di lettura, di attesa, di ricordo (della moglie e del figlio) e di mestizia (l’amore per la nobildonna di Mantova interpretata da Sandra Ceccarelli). Il regista coglie, grazie ad uno stile purissimo, uno dei segreti di un mondo e di un secolo, il ’500, in cui le azioni cominciano ad entrare in conflitto con i pensieri e il Rinascimento aspetta Cartesio e trema per la scienza delle armi.
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