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The Holdovers - Lezioni di vita

Regia di Alexander Payne vedi scheda film

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La recensione su The Holdovers - Lezioni di vita

di Souther78
8 stelle

Una pacata rappresentazione d'altri tempi che merita rispetto e ammirazione, ponendosi come soave ristoro e riparo da un contesto sociale, storico e culturale che sta letteralmente crollando in mille pezzi davanti ai nostri occhi e con la nostra complicità (quando compriamo su Amazon, guardiamo su Netflix, paghiamo con carte di credito, etc.).

 
I titoli di testa dicono molto di quest'opera. Perfino la locandina ne trasferisce lo spirito, informandoci che la prima visione (come sarebbe bello accadesse a tutti) sarà soltanto al cinema.
 
Si accendono le luci in sala, e colori, "grana", caratteri ci riportano ai primi anni '70: la magia dell'immedesimazione inizia prima ancora del film vero e proprio. Tanto di cappello alla scelta registica, coerente e distintiva.
 
Fra commedia e dramma, The Holdovers sembra assai più incline al secondo, senza però eccedere, nè incedere più del dovuto. Anzi, il messaggio di fondo sembra promettente, e ci invita a compiere uno sforzo di coraggio e immaginazione, per ripensarci allorchè la vita ci fa cadere. 
 
L'incipit è criptico, e la sceneggiatura si dipana armonicamente, pur rimescolando di continuo le carte. Occorre proseguire nella visione più di quanto ci si aspetterebbe, prima di iniziare a intravvedere dove andrà a parare (questo, ovviamente, se non si sono lette anticipazioni).
 
Esattamente come i titoli, anche i personaggi, i dialoghi, i rapporti e le modalità di espressione riflettono correttamente lo spirito dell'epoca: i pensieri, ma anche i comportamenti sono quelli del 1970(1), e non sembrano - come spesso accade - scaturiti dalla penna di un autore negli anni '20 del XXI secolo. Questo ci spinge a chiederci, con prepotenza, cosa sia cambiato: perchè eravamo educati, focalizzati sugli affetti, sui rapporti veri, su noi stessi, e oggi siamo disperati, nevrotici, distratti, confusi, maleducati e superficiali? La risposta sarebbe semplice, e, per chi segue le mie recensioni, già nota: Internet, lo streaming, le false campagne buoniste e fintoprogressiste, sono strumenti per distruggerci come individui e collettività, nati e sfruttati a tal fine. Dietro tutto, lo spettro di massonerie internazionali, WEF, e dei loro bracci armati Blackrock, Vanguard & co.
 
Questo film ci rammenta come eravamo e come potremmo essere: non perfetti, nè necessariamente ispirati o consapevoli, ma, perlomeno, in grado di porci dubbi e domande fondamentali, di cercare risposte e soluzioni a partire da noi stessi, e, soprattutto, di affidarci ai sentimenti quale veicolo di elevazione come esseri imperfetti. Prima e fuori da IA, cazzate fintoambientaliste e fintotransessualiste e simili, eravamo, siamo e saremmo esseri empatici, che possono aprirsi al prossimo con fiducia e disinteresse, specchiandoci in esso. Purtroppo, però, confrontarsi con altre persone che si confrontano con migliaia di persone quotidianamente, e che cercano "like" o "follower", avvelena e snatura le relazioni: l'altro si percepisce in modo distorto, e come specchio di noi stessi non potrà che produrre riflessi ancor più distorti.
 
Così, lentamente, assistiamo a un breve spaccato di vite che si incontrano e si schiudono dinanzi ai nostri occhi, senza particolari enfasi o stereotipi: vite normali, con problemi più o meno normali, che a tratti sembrano insormontabili. La soluzione qual è? Forse non cadere mai? Impossibile! E, dunque, cadere per poi imparare a rialzarsi, ed evolvere.
 
Un'opera pacata, rispettosa degli spettatori, capace di veicolare una riflessione costruttiva anche attraverso una messinscena convincente fino al dettaglio e armonica a tutto tondo. Vorremmo più film di questo tipo, soprattutto oggi, che il passato sembra l'unico rifugio contro la feroce dittatura che si nasconde dietro al mignolo del "politicamente corretto", distruggendo menti e corpi di noi tutti.
 
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