Regia di Alexander Payne vedi scheda film
Serio, intelligente film sull’adolescenza e l’insegnamento. Americano, ma per nulla commerciale o ingenuo, esibisce una grande finezza piscologica. Splendida è la gestione che il figlio fa del caso del padre psicolabile.
Denuncia tanti vizi delle scuole dei ricchi americane, validi anche per quelle private da noi: la necessità che le scuole, scorrettamente, credono di avere nel dover essere servili verso le famiglie. Che spesso educano male i figli, arroganti e viziati.
La doverosa critica anticapitalista, qui presente, si potrebbe condensare in questa frase: «I poveri sono carne di cannone. Affidabilità è uno slogan della banca. I ricchi se ne fregano di tutto». Si era nei primi anni ’70 (ben resi), ai tempi anche del ’68 come della guerra in Vietnam.
Il protagonista, interpretato perfettamente da Paul Giammatti, ha una vera umanità, che mostra sempre quando serve, senza retorica, nell’attenzione per ogni sofferenza, indipendentemente dal grado di cultura posseduto dal soggetto in questione; un grado di cultura che lui pure avrebbe potuto far valere in modo pesante, per quanto sbagliando.
Il soggetto originale di Hemingson azzecca prue nell’evidenziare certi errori storici degli intellettuali: la razionalizzazione come volontà di darsi ragione e di avere ragione, ma in modo del tutto inefficace, rispetto a una vita che dimostra il fallimento di tali fragili paraventi difensivi.
Felice è pure la denuncia della pena della competizione ossessiva che spesso corre fra intellettuali.
Come felice è anche la resa delle emozioni degli intellettuali a contatto con la gente comune: da cui sono un po’ diversi, ma rispetto a cui sono anche più simili di quanto vogliano ammettere. Eccellente è Mary Lamb nella parte della nera sovrappeso sempliciotta, ma ben più capace di stare a contatto, reale e proficuo, con le proprie emozioni e con gli altri: cioè con la vita.
Discutibile solo il finale: il protagonista viene meno alla sua serietà umana, anche sul piano educativo, sacrificandosi in modo poco credibile.
Ma lo fa ricordando, dall’alto di una mirabile coerenza a valori alti – per la quale, coraggiosamente, non si è mai sottratto ai rischi – un insegnamento sempre valido: «Non si pieghi mai».
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