Regia di Alexander Payne vedi scheda film
TFF 41 - FUORI CONCORSO
New England, inverno 1970.
La scuola universitaria conosciuta come Barton Academy si sta apprestando ad organizzarsi a ranghi ridotti in occasione del Natale: quasi tutti gli alunni, per la maggior parte appartenenti a ceti alto borghesi, tornano all'agiatezza delle case delle proprie famiglie, mentre i professori si prendono i giorni previsti di festività. Siccome una manciata di studenti deve, per forza di cose, restare a dimora nell'istituto, non potendo ricongiungersi con i propri cari per svariate motivazioni, il rettore decide di affidare la gestione della scuola a ranghi ridotti al professore veterano Paul Hunham (Paul Giamatti).
Un ometto dispotico e scontroso, severo ed esigente che si distingue spesso per la sua sadica tendenza ad improvvisare compiti e prove valutative, od interrogazioni a sorpresa, divenendo artefice di rastrellamenti di gruppo in cui fioccano solo insufficienze dure ad essere riparate.
Preso ad esempio come figura detestabile, sfottuto soprattutto a causa di un occhio strabico che gli infligge un'espressione poco piacevole, che si accompagna ad un fisico non proprio da culturista, Hunham, scapolo impenitente più per necessità che per scelta, si ritrova a badare ad una manciata di alunni in compagnia di una cuoca, madre addolorata e ferita nel morale di un figlio rimasto ucciso durante una esercitazione militare.
Ritrovatosi poi solo con l'alunno buono di cuore, ma esagitato ed indolente di nome Angus, un ragazzo che nemmeno la madre ed il patrigno riescono più a voler gestire, l'acido professore avrà modo di approfondire la conoscenza del suo alunno, fino a far sì che tra i due nasca una salda e sentita solidarietà e complicità da reietti ed esclusi.
È bello ritrovare Alexander Payne, regista fine ed ispirato che ha sempre convinto con le sue storie incentrate soprattutto su amicizie improbabili quanto esclusive. Il regista di Sideways ritrova il suo attore più congeniale, Paul Giamatti, e gli regala un ruolo esemplare in un film che pare un revival riuscito e delicato de L'attimo fuggente di Peter Weir.
Giamatti, occhio così strabico come non gli di era mai visto (probabilmente frutto di un sofisticato ritocco digitale speciale) e i suoi due comprimari, la giunonica e melanconica Da'Vine Joy Randolph, e il giovane bravissimo Dominic Sessa, formano la forza vincente di un film ben scritto ed ottimamente recitato, che tratta di sentimenti e di esclusioni senza mai rivelarsi retorico o ridondante, ma riuscendo a puntare all'essenziale, puntando al cuore senza sbavature o tediose sdolcinatezze.
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