"Empire of Light" (2023) di Sam Mendes
- Costa della Gran Bretagna del 1981, il cinema Empire appare per molti dei suoi protagonisti come l'unica via di fuga in un periodo fatto di recessione economica e tumulti razziali. Le vite dei due protagonisti si intrecceranno fin dal primo sguardo, in un amore che trovera' difficilmente pace.
Mendes personalmente lo reputo un buon autore, il suo miglior lavoro per me rimane "Era mio padre" del 2002, nessuno puo' insegnargli come si dirige un film, su questo credo siamo tutti d'accordo. Quello che a volte nei suoi lavori percepisco è il voler tenere il piede in due staffe, spingersi sempre velatamente su una critica sociale senza mai andare troppo oltre, parlare un po' di tutto senza parlare di niente.
In Empire of Light si accenna a tante tematiche sviluppandole solo in superficie: al razzismo imperante nell'inghilterra anni '80, ad un amore interrazziale mal vissuto anche dai protagonisti, a come venivano trattati i pazienti psichiatrici e molto altro. Pensandoci bene forse Mendes prova a mettere su celluloide quello che secondo lui e' il comune pensare della gente (negli anni '80 ma soprattutto adesso), di chi il problema non tange, ovvero quando la cosa non piace o non se ne vuole parlare si fanno orecchie da mercante e si mette tutta la cenere sotto al tappeto. Il mondo va avanti anche cosi'. Resta un film da vedere al Cinema, Mendes con la macchina da presa rimane tutt'oggi uno dei migliori cineasti su piazza. Bravi gli attori protagonisti e non, anche se Olivia Colman a me non piace proprio, non riesco mai a empatizzare con la sua recitazione sempre sopra le righe ( solo in The Father l'ho trovata superlativa)
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