Regia di David Fincher vedi scheda film
"Chi può permettersi me non deve perdere tempo a persuadermi di una causa"
In questa frase estrapolata da una spiegazione tesa a smontare qualunque coinvolgimento con la vita di vittime e mandanti e pronunciata con voce monotona, ha inizio l'ultima pellicola firmata da David Fincher e presentata al recente festival del cinema di Venezia e successivamente dirottata su Netflix.
Meticoloso nella preparazione delle esecuzioni, razionale e ritualizzato negli allenamenti fisici, negli spostamenti e al momento della fuga. La vita di un operaio del crimine viene analizzata proprio nel momento di pericolo, causato da un intoppo capace di farne deragliare le numerose certezze.
Un uomo capace di pronunciare per le quasi due ore di pellicola poche parole impiegate solamente per essere funzionali alla propria vendetta. A queste s’aggiungono molte scene di un’azione sempre gestita con compassata e misurata lentezza, e altrettanti pensieri, che risultano essere la solida base di una crime story dal profilo internazionale scomposta in sei capitoli corrispondenti ad altrettanti spostamenti del protagonista, i cui i propri documenti d’identità sono falsificati impiegando i nomi di personaggi di serie tv – come non sorridere di fronte a un Howard Cunningham che noleggia un auto o a un George Jefferson che esegue un bonifico bancario. Capitoli preannunciati da altrettanti titoli e corrispondenti ad altrettante esecuzioni. Sarà però solo a film ultimato che si riusciranno a incastrare perfettamente tutti i tasselli di una storia nella quale Michael Fassbender, calato in un ruolo monosepressivo e spietato, la fa da completo padrone, con la sola incursione di Tilda Swinton, per una manciata di minuti utili a uno scambio di battute indimenticabili.
L’autore di Seven (id.; 1995) e Fight Club (id.; 1999) riesce finalmente a portare in sala dopo sedici anni di tentativi a vuoto, una trasposizione ben riuscita e credibili della graphic – novel francese omonima firmata dall’autore Alexis Nolent, alias Matz, e disegnata da Luc Jacamon.
Film che piacerà solamente a chi saprà accettare certi ritmi compassati e anche una trama ben differente rispetto alle precedenti pellicole firmate da Fincher.
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